Giancarlo Galan
Sì dell’Aula della Camera all’arresto del deputato di Fi Giancarlo Galan richiesto dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta Mose. I voti a favore sono stati 395, 138 i contrari. Due deputati si sono astenuti: Roberto Capelli di Centro Democratico e Angelo D’Agostino di Scelta Civica. La votazione è avvenuta a scrutinio segreto. A votare era presente l’ex premier Enrico Letta. Il Pd è il gruppo con il maggior numero di assenti: alla votazione non hanno partecipato in 17, tra cui l’ex segretario Pierluigi Bersani, Pippo Civati e Stefano Fassina. In mattinata, la Camera aveva respinto con 289 voti di scarto la richiesta, inoltrata da Fi, di rinviare la votazione sull’arresto dell’ex governatore del Veneto motivata con le condizioni di salute di Galan, attualmente ricoverato in ospedale ad Este.
Il sistema delle paratie mobili del Mose
Gli avvocati del deputato, Antonio Franchini e Niccolò Ghedini, avevano, già prima della conclusione del voto, preannunciato la richiesta dei domiciliari per il proprio assistito, in caso di esito sfavorevole. “Eseguita l’ordinanza di custodia cautelare, una volta concluso il voto – aveva detto Franchini, poco prima del pronunciamento della Camera -, noi depositeremo via fax al Gip una istanza con tutta la documentazione medica chiedendo i domiciliari di cui , comunque, sono già in possesso lo stesso Gip e la Procura e allora sarà il Pm a dare il parere e a decidere cosa accadrà. Può succedere che vada in un centro clinico carcerario a Parma, Opera o Bologna, può darsi che resti qui (ad Este, ndr) o che vada in carcere in infermeria. Non credo in una cella“. “Cosa potrà fare Galan ora? Adesso eseguiranno l’arresto e verrà piantonato per cui, volontariamente, non potrà fare più nulla – ha proseguito il legale –. Comunque è reattivo, battagliero e ha detto che ci batteremo nelle sedi opportune“. L’avvocato ha anche precisato che l’ex governatore del Veneto non ha nella sua stanza la televisione e che non avrebbe potuto seguire il voto, “non ha ipad, probabilmente arriverà un messaggio del mio codifensore”. Già prima della comunicazione del pronunciamento della Camera, Franchini aveva manifestato scarsa fiducia in un esito favorevole per il proprio assistito: “il voto sappiamo già come va perché non votano secondo coscienza ma secondo appartenenza politica, mi pare evidente“.
Quali le accuse che hanno condotto il parlamentare nell’occhio del “ciclone Mose” e, quindi, all’arresto di oggi?
Giovanni Mazzacurati
Uno ‘stipendio’ da circa un milione di euro all’anno dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn), all’epoca presieduto da Giovanni Mazzacurati, ma anche tanti favori tra cui il restauro di parte della sua villa a Cinto Euganeo e quello completo della ‘barchessa’.
Galan, che all’epoca dei fatti contestati era il presidente della regione Veneto, secondo l’accusa avrebbe ricevuto denaro dal Cvn per favorire i lavori del Mose, accelerando gli atti amministrativi di competenza della Regione assieme al suo ‘braccio destro’ Renato Chisso, assessore alle Infrastrutture, ora in carcere. Ma ci sarebbero anche gli aiuti alle imprese che erano nel Consorzio, a cominciare dalla Mantovani dell’ex Ad Piergiorgio Baita, presente in tutte le grandi opere del Veneto, dal Passante di Mestre all’ospedale dell’Angelo passando per la Pedemontana Veneta fino alla progettazione del nuovo polo ospedaliero, ora saltato, di Padova.
Quali sarebbero state le “gole profonde” che hanno indotto la Procura di Venezia a porre sotto la lente d’ingrandimento Galan?
La “dama nera”, Claudia Minutillo
Per i Pm Stefano Ancillotto, Paola Tonini e Stefano Buccini sarebbero state decisive le testimonianze rese da Giovanni Mazzacurati, Piergiorgio Baita e dalla cosiddetta “dama nera”, l’ex segretaria tuttofare dell’allora governatore, Claudia Minutillo, divenuta imprenditrice legata al Consorzio, subito dopo esser stata licenziata da Galan.
Nei confronti dell’ex presidente del Veneto, non esisterebbero, invece, nè intercettazioni ambientali nè tracce delle ingenti somme di denaro incassate ma, all’esito di accurate indagini della Guardia di Finanza, era risultato evidente come Galan vivesse ben al di sopra delle proprie possibilità con un “rosso” di un milione di euro all’anno: per la GdF, infatti, il deputato sarebbe proprietario non solo della villa di Cinto Euganeo, ma anche di immobili in Croazia, di barche e avrebbe partecipazioni in una costellazione di societa’ con la sua ‘Margherita’ controllata al 100% da lui e la moglie. Secondo l’accusa, Galan si sarebbe avvalso anche di un prestanome, il suo commercialista Paolo Venuti, attualmente in carcere. Su quest’ultima circostanza ci sarebbe il conforto di alcune intercettazioni.
Galan ha sempre negato tutto. Dopo essere stato in silenzio per alcune settimane, appena finito di leggere le 734 pagine dell’ordinanza del Gip, aveva cominciato a sostenere di esser stato ‘incastrato’ perche’ ‘altri dovevano nascondere soldi’. Poi, aveva presentato una serie di memorie in Parlamento.
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