E' iniziata la tregua umanitaria di 5 ore tra Israele ed Hamas
Per almeno cinque ore il bilancio di vittime e feriti causati dal violentissimo botta e risposta tra razzi palestinesi e raid aerei israeliani rimarrà fermo alla comunque raccapricciante quota di 230 palestinesi uccisi (per lo più civili e, tra questi, diversi bambini compresi quattro ragazzini appartenenti alla stessa famiglia che stavano giocando a pallone su una spiaggia vicino al porto di Gaza, scambiati per miliziani) e 1685 feriti. La sospensione delle ostilità, iniziata alle ore 10 locali (le 9 in Italia), è stata richiesta a viva voce dalle Nazioni Unite ed accettata sia da Israele che da Hamas. Servirà a consentire alla popolazione di rifornirsi di cibo e di medicine.
Anche le ore immediatamente precedenti la tregua hanno fatto registrare vittime: a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, l’ennesimo raid israeliano è costato la vita ad altri tre ragazzi palestinesi, di età compresa tra i 20 e i 27 anni. Per contro un’altra pioggia di razzi è piovuta su Israele, sia verso la parte centrale del paese (ben quattro su Tel Aviv), sia verso il sud, dove un razzo è stato intercettato sopra la città di Petah Tikva, mentre un altro ha colpito una zona fortunatamente disabitata. Questa la ricostruzione effettuata dal portavoce militare israeliano che ha quantificato in 1377 il totale dei razzi lanciati dalla Striscia.
La radio militare israeliana ha poi diffuso un’altra inquietante notizia: l’esercito israeliano sarebbe riuscito a sventare un’infiltrazione nella zona del Neghev di un commando composto da una quindicina di miliziani di Hamas, armati. L’esercito li ha intercettati ed ha aperto il fuoco. Vi sarebbero perdite fra i comonenti del commando. L’aviazione avrebbe, invece, colpito il tunnel che collega la Striscia con Israele, da dove sarebbero usciti i miliziani. “I tredici terroristi di Hamas che si sono infiltrati oggi in Israele progettavano di attaccare civili che abitano in un kibbutz. Li abbiamo fermati“, sostiene in un tweet il portavoce militare israeliano. La stampa e l’esercito israeliani ritengono che l’obiettivo dell’incursione fosse il kibbutz Sufa, posto a ridosso della Striscia: probabile che il commando avrebbe tentato di rapire dei civili.
Mentre la popolazione del Neghev occidentale rimane chiusa in casa, terrorizzata, l’esercito è tutt’ora impegnato nella perlutrazione palmo a palmo dell’area alla ricerca di eventuali altre presenze di miliziani.
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