Scuola dell'Onu colpita a Jabaliya: almeno 23 vittime
Notte d’inferno, quella appena trascorsa a Gaza, con altri 43 palestinesi uccisi (44, secondo l’agenzia di stampa Maan) a seguito degli attacchi condotti dalle forze israeliane, come riferito dal portavoce dei servizi locali di pronto soccorso, Ashref al-Qudra. Ma il primo mattino non è stato affatto migliore: almeno sei le vittime palestinesi (tre erano bambini) dei bombardamenti dei carri armati israeliani a Tufah, sobborgo nord orientale di Gaza City. A riferire la notizia è stato ancora al-Qudra che ha aggiunto il particolare che i sei palestinesi uccisi appartenevano alla stessa famiglia.
Sempre di stamattina è la notizia del bombardamento di un’altra delle scuole utilizzate dall’Onu come sede dell’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi). Stavolta, si tratta di una scuola situata a Jabaliya, nel nord della Striscia. Un colpo di artiglieria, secondo quanto riferito dall’emittente televisiva pan-araba ‘al-Jazira’, o “cinque cannonate“, per il portavoce dell’Unrwa, Adnan Abu Hasna, hanno causato la morte di almeno 23 persone, la maggior parte delle quali, secondo fonti mediche locali, sarebbero state donne e bambini rifugiatisi in una delle classi. Diverse decine i feriti, molti dei quali versano in gravi condizioni. Sull’episodio sarebbe stata già aperta un’inchiesta, ha riportato un portavoce militare israeliano, ma, visto che i combattimenti sono tutt’ora in corso, non sarebbe stato possibile aggiungere ulteriori particolari, ha proseguito il portavoce, se non l’indiscrezione che si sospetta che dalla scuola sia stato aperto il fuoco verso l’esercito israeliano.
L’Unrwa ha riconosciuto che nell’edificio scolastico era presente un deposito clandestino di razzi palestinesi. “Abbiamo denunciato il fatto al governo palestinese di riconciliazione nazionale – ha dichiarato Abu Husna – che vedra’ il da farsi. Qull’episodio rappresenta una grave infrazione della nostra neutralita’ ”. Si tratterebbe del terzo caso in sole due settimane di un’infiltrazione clandestina di materiale bellico in scuole dell’Unrwa.
Il ministero della Sanita’ di Hamas, il gruppo radicale che controlla l’enclave, ha denunciato ulteriori otto vittime, tra cui un bambino, in un attacco israeliano a una casa di Khan Younis, nel sud della Striscia.
Intanto, Cile, Peru’ ed El Salvador hanno annunciato di aver richiamato in patria i rispettivi ambasciatori in Israele, come segno di protesta per i “bombardamenti indiscriminati” sulla Striscia di Gaza. Analoghi provvedimenti erano gia’ stati adottati da Brasile ed Ecuador. Particolarmente significativa l’iniziativa cilena, trattandosi di un Paese che siede attualmente tra i dieci membri a rotazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e nel quale risiede una delle comunita’ palestinesi piu’ ingenti al di fuori del Vicino e Medio Oriente, oltre che di una cospicua minoranza ebraica.
Anche la diplomazia vaticana è al lavoro: la Segreteria di Stato ha inviato alle ambasciate accreditate presso la Santa Sede una ‘nota verbale’ per richiamare i recenti appelli sul Medio Oriente rivolti dal Papa negli ultimi Angelus. In merito, l’arcivescovo Dominique Mamberti, responsabile della sezione per i rapporti con gli Stati, ha sottolineato alla Radio Vaticana che “ovviamente la Segreteria di Stato segue la situazione delle comunita’ cristiane in Medio Oriente con grandissima preoccupazione“.
Dominique Mamberti
In concreto, ha spiegato, “la Segreteria di Stato, attraverso i propri canali diplomatici, continua a stimolare l’attenzione delle autorita’ internazionali e dei governi alla sorte di questi nostri fratelli ed e’ stata inviata, proprio ieri e oggi, una ‘nota verbale’ a tutte le ambasciate accreditate presso la Santa Sede con il testo degli ultimi appelli del Santo Padre concernenti in generale la situazione in Medio Oriente, con la richiesta di far presente il messaggio ai rispettivi governi“. “E’ nostro vivo augurio – ha aggiunto il responsabile vaticano per i rapporti con gli Stati – che la comunita’ internazionale prenda a cuore la questione, giacche’ sono in gioco principi fondamentali per la dignita’ umana, il rispetto dei diritti di ogni persona, per una convivenza pacifica ed armoniosa delle persone e dei popoli“. “Le comunita’ cristiane – ha denunciato il ‘ministro degli esteri vaticano – stanno soffrendo ingiustamente, hanno paura e molti cristiani sono stati costretti ad emigrare“. In particolare, secondo Mamberti, quella di Gaza e’ “una situazione tragica e molto triste alla quale c’e’ il rischio purtroppo di abituarsi e di darla quasi come inevitabile, il che non sarebbe giusto. Il Santo Padre ha rivolto numerosi appelli a continuare a pregare, invocando il dono della pace e accogliendo la chiamata che viene da Dio a spezzare la spirale dell’odio e della violenza che allontana dalla pace“. “Vorrei qui ribadire – ha dichiarato l’arcivescovo francese – l’invito del Papa a quanti hanno responsabilita’ politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare alcuno sforzo per fare cessare ogni ostilita’ e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti“.
Shimon Peres
Uno spiraglio aperto alla speranza di una prossima chiusura delle ostilità lo ha fornito l’ex presidente d’Israele, Shimon Peres: “Israele ha esaurito l’opzione militare“. Peres ha sottolineato che lo Stato ebraico deve lavorare per fare in modo che Gaza sia posta di nuovo sotto il controllo dell’Anp di Abu Mazen. Parlando con i giornalisti, l’ex presidente ha osservato che la soluzione alla crisi di Gaza deve essere diplomatica.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy