Mentre Gran Bretagna, Germania e Francia cercano con gli Stati Uniti una soluzione per arrivare ad un “cessate il fuoco” sulla striscia di Gaza, i raid israeliani continuano a colpire anche i civili palestinesi.Negli ultimi cinque giorni, da quando è iniziata la missione “Operazione Margine Protettivo” si contano già centoventisette morti e quasi mille feriti nell’area di Gaza. Il ministero dell’edilizia e dei lavori pubblici ha comunicato che quasi trecento case sono state rase al suolo e più di novemila sono state pesantemente danneggiate; di queste, quasi trecento non sono assolutamente agibili.
Di fronte a tale escalation di violenze, è stata convocata con urgenza una riunione dei Paesi 5+1 (Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia, Usa), per convincere Israele a non proseguire i raid, che colpiscono prevalentemente civili indifesi. Solo nelle ultime quarantotto ore l’aviazione israeliana ha colpito obiettivi non strettamente militari: il portavoce dell’esercito, infatti, è convinto che “Hamas ha sistematicamente provveduto a nascondere missili e armi in moschee ed in istituti pubblici”. E’ stato colpito così un orfanotrofio, causando la morte di tre bambini disabili e il ferimento di alcuni operatori sanitari presenti sul luogo.
Da un lato, vi sono le minacce di Israele, il cui premier Benyamin Netanyahu ha più volte dichiarato che “Nessuna pressione internazionale ci impedira’ di agire contro i terroristi. Soppesiamo tutto, ci prepariamo a tutto. L’esercito ha avuto ordine di tenersi pronto. L’attacco dall’aria e’ eccellente e l’intelligence sta lavorando bene ”.
Dall’altro, la risposta dei palestinesi di Hamas, che ha suggerito alle linee aeree straniere di sospendere, per la sicurezza dei passeggeri, i voli verso Tel Aviv, avendo indirizzato diversi razzi verso l’aeroporto internazionale Ben Gurion e minacciato di essere pronti anche ad un’azione militare a terra. Del resto, anche prima che iniziasse l’operazione margine protettivo condotta da Israele, i militari di Hamas avevano detto di essere pronti a combattere anche per mesi. L’eventuale “cessate il fuoco” potrà essere accettato dai palestinesi solo nel caso in cui porterà alla rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei detenuti arrestati di recente.
La speranza viene, al momento, soltanto dai tentativi della diplomazia internazionele, impegnata a scongiurare il pericolo di una nuova catastrofe in medioriente.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy