Le autorità egiziane hanno riaperto oggi il valico di Rafah per consentire l'evacuazione nel Sinai egiziano di palestinesi feriti nella Striscia di Gaza nei tre giorni di combattimenti con Israele. Lo riferiscono i mass media. Agli ospedali egiziani nel Sinai è stato ordinato di tenersi pronti ad accogliere feriti che versano in condizioni particolarmente gravi. Fonti dal valico di Rafah riferiscono che stanno passando dieci ambulanze per portare feriti gravi verso ospedali egiziani. Gli ospedali nel Sinai settentrionale sono stati posti in "stand-by", riferisce l'agenzia Mena. Il valico di Rafah, l'unico che aggira il confine con Israele per raggiungere Gaza, in genere è chiuso e le autorità giustificano la misura con i pericoli rappresentanti da jihadisti attivi sul territorio egiziano.
Ormai, il termine guerra non deve più apparire un’enfatizzazione giornalistica, tra Israele ed Hamas è in atto un autentico conflitto militare.
Negli ultimi tre giorni i raid aerei israeliani hanno provocato 73 morti, 550 feriti e 105 case distrutte. Dei 73 morti totali degli intensi raid aerei israeliani, 14 si sono aggiunti la scorsa notte. Fra questi ultimi i sette componenti di una famiglia di Khan Yunis (nel Sud della Striscia) la cui abitazione, secondo fonti locali, sarebbe stata distrutta senza alcun preavviso. Fra le vittime, donne e bambini. 326, invece, gli obiettivi colpiti dall’aviazione di Tel Aviv, sostiene il portavoce militare israeliano: posizioni di lancio di razzi, ”tunnel terroristici”, basi di addestramento militare, depositi di armi e comandi utilizzati ”a fini terroristici”.
Razzi palestinesi
I razzi lanciati dai palestinesi, invece, sempre secondo i dati forniti dal portavoce, sono stati 105: 82 sono caduti in territorio israeliano e di questi 21 sono stati intercettati in volo. Gli altri sono caduti in zone aperte.
Shimon Peres e Abu Mazen da Papa Francesco: era l’8 giugno. Sembra trascorso un secolo
Ma se prima l’opzione di un attacco militare via terra era considerata un’eventualità paventata da alcune indiscrezioni che riportavano fonti interne di Tel Aviv, adesso Israele ha gettato la maschera e ha deciso di rompere, ufficialmente, ogni indugio: Shimon Peres ha, infatti, lanciato un autentico ultimatum: o cessa la pioggia di razzi palestinesi oppure un intervento terrestre potrebbe essere inevitabile.
Il presidente palestinese Abu Mazen, dal canto suo, ha definito quanto accaduto a Gaza un vero genocidio.
Le autorità egiziane hanno riaperto oggi il valico di Rafah per consentire l’evacuazione nel Sinai egiziano di palestinesi feriti nella Striscia di Gaza nei tre giorni di combattimenti con Israele. Lo riferiscono i mass media. Agli ospedali egiziani nel Sinai è stato ordinato di tenersi pronti ad accogliere feriti che versano in condizioni particolarmente gravi. Fonti dal valico di Rafah riferiscono che stanno passando dieci ambulanze per portare feriti gravi verso ospedali egiziani. Gli ospedali nel Sinai settentrionale sono stati posti in “stand-by”, riferisce l’agenzia Mena. Il valico di Rafah, l’unico che aggira il confine con Israele per raggiungere Gaza, in genere è chiuso e le autorità giustificano la misura con i pericoli rappresentanti da jihadisti attivi sul territorio egiziano.
Intanto, a Tel Aviv sono risuonate nuovamente le sirene d’allarme per l’arrivo di razzi.
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