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Gazprom lo aveva minacciato, Gazprom lo ha fatto. Mosca ha interrotto le forniture di gas all’Ucraina. Lo ha detto, poco fa, il ministro dell’Energia di Kiev, Iuri Prodan, promettendo che comunque il flusso del metano verso l’Europa proseguirà.
Una rassicurazione che non tranquillizza affatto Bruxelles. “C’è il rischio che quest’inverno l’Europa debba fare i conti con una carenza di gas“, ha dichiarato il commissario europeo all’Energia, Gunther Oettinger.
La compagnia russa aveva già reso noto di aver avvertito la Commissione europea su “possibili interruzioni” delle forniture di gas se l’Ucraina – per cui Mosca ha introdotto un regime di pagamento anticipato che può portare a un’interruzione delle forniture – avesse prelevato del gas dal volume in transito verso l’Europa.
La società energetica statale ucraina Naftogaz “è obbligata a garantire il transito” del gas verso l’Ue nei volumi previsti in base al contratto in vigore, aveva fatto sapere ieri Gazprom. Quindi, la posizione del colosso russo del metano era: sì al transito del gas verso l’Europa via Ucraina, ma un secco no a prelievi ucraini dal volume destinato al Vecchio continente.
Nelle ultime ore lo scenario, però, sembra esser mutato: è scaduto, infatti, alle 8 di stamattina (ora italiana) il termine ultimo imposto dai russi agli ucraini per rimborsare il debito di 1,95 miliardi di dollari. L’inosservanza dell’ultimatum avrebbe comportato l’introduzione, da parte di Gazprom, di un regime di pagamenti anticipati e, soprattutto, ed è quel che a noi europei interessa di più, l’interruzione delle forniture di gas. Ciò che è puntualmente avvenuto.
Una minaccia che potrebbe avere risvolti molto pesanti per il Vecchio continente, dal momento che dai gasdotti ucraini transita circa la metà del gas metano diretto all’Europa. Di qui le giustificate preoccupazioni di Bruxelles.
A questa drastica decisione si è pervenuti al termine dell’ultima, infruttuosa, tornata di negoziati tra russi ed ucraini che va ad arricchire di un ulteriore capitolo la storia recente delle tensioni tra questi due paesi. Non dimentichiamo, infatti, che nella notte tra venerdì e sabato i separatisti russi di stanza in Ucraina avevano abbattuto un aereo cargo nei cieli di Lugansk: tutti morti i 49 militari a bordo. Un’autentica strage. Consequenziale la richiesta, inoltrata dal presidente ucraino Petro Poroshenko all’Occidente, di inasprire le sanzioni contro Mosca.
Quanto alla vicenda relativa alla fornitura del gas, sia Gazprom che Naftogaz hanno deciso di ricorrere ad un arbitrato internazionale. Gazprom si è, infatti, rivolta all’arbitrato della Corte di Stoccolma per il mancato pagamento delle forniture di gas da parte di Naftogaz per un totale di 4,5 miliardi di dollari. Una mossa che, poco dopo, ha visto una reazione uguale e contraria da parte della società ucraina anch’essa rivoltasi alla Corte svedese affinché fosse stabilito “un prezzo equo” per le forniture di gas. Con questa iniziativa Kiev vorrebbe anche recuperare quello che considera “il pagamento eccessivo” dal 2010, per un totale di 4,4 miliardi di euro.
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