GENDER, 76% ITALIANI ITALIANI CONTRO LA PROPAGANDA A SCUOLA

La libertà educativa delle famiglie e l'imposizione dell'ideologia gender nelle scuole continuano a essere temi centrali nel dibattito pubblico e, soprattutto la presenza dell’attivismo Lgbtqia+ nelle aule dei nostri figli, ad essere inviso alla maggioranza delle famiglie italiane.

L’argomento è di quelli che non a tutti piacciono, proprio per questo c’è necessità di fare chiarezza. E’ giusto che sia la scuola a provvedere all’educazione affettiva dei ragazzi? E’ giusto che la scuola tratti di ideologia gender, già nelle classi dei più picoli? E’  giusto che la scuola tratti  lo studente (minore) in base all’identità auto-dichiarata piuttosto che al sesso biologico? Vediamo cosa ne pensa realmente la gente.

Un sondaggio nazionale che mette al centro la grande questione che divide politici divide politici, intellettuali, associazioni e gente comune – l’esistenza della cosiddetta “teoria gender “ e la necessità di parlarne nelle scuole fin da quelle dell’infanzia – ha messo in evidenza dati significativi da ponderare con attenzione.

Antonio Noto, analizzatore del comportamento sociale, economico e politico degli italiani da oltre 30 anni,  li ha presentati alla conferenza stampa che annuncia la campagna nazionale  “Mio figlio No”, di ProVita, finalizzata al varo di una legge sulla libertà educativa della famiglia, che si è svolta questa mattina a Roma. Il titolare del sondaggio ha messo in evidenza il dato più significativo e riguarda la percentuale di  italiani che ritengono di avere il diritto di priorità educativa sul se, come e quando affrontare argomenti di natura sessuale e affettiva con i propri figli.  Nessuna delega o passaggio di testimone alla scuola, come paventato e caldeggiato da alcune correnti politiche:  il 76% degli intervistati ha espresso questa posizione, mentre solo il 14% ritiene che il compito debba essere demandato alla scuola in via prioritaria.

Ancora più netta la maggioranza degli italiani, (83%) convinti che la scuola abbia il dovere di informare preventivamente e nel dettaglio i genitori sulle iniziative da svolgere  inerenti anche la sfera sessuale ed affettiva Per il 62% degli italiani intervistati i genitori debbono avere anche la facoltà di scegliere se far partecipare o meno i propri figli ai corsi di educazione sessuale nelle scuole, con la possibilità di usufruire di attività alternative in caso di non adesione.

Solo il 35% degli italiani considera opportuno che gli attivisti delle associazioni LGBT entrino nelle scuole per parlare di orientamento sessuale e identità di genere, a fronte di un solido 50% contrario e un 15% che non si esprime. Un ulteriore dato degno di nota riguarda la necessità di maggior controllo da parte del Ministero dell’Istruzione sui contenuti educativi per evitare la diffusione delle ideologie gender: il 50% ritiene necessario un controllo più rigoroso,  il 35 si dice contrario e il 15 incerto.  E’ stata inoltre considerata l’opinione degli italiani sulla cosiddetta “carriera alias”, ovvero la possibilità che le scuole trattino gli studenti in base all’identità autodichiara dal minore,piuttosto che a loro sesso biologico, una prassi illegittima e ideologica adottata da quasi 500 istituti in tutta Italia. Il 54% degli italiani non condivide questa impostazione contro un 33% che la sostiene e un 13% che non esprime la sua opinione.

Diritto di priorità educativa alla famiglia: cambierà qualcosa anche in Italia?

AB

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