Protestano i cristiani e scendono in piazza allo scoperto. Dopo gli attentati che hanno causato 15 morti per mano di talebani pakistani, a Lahore – gli ultimi due di una lunga serie facendo oltre 7500 vittime in tre anni, 4.344 solo nel 2014 – manifestazioni e disordini anche violenti si registrano nelle principali città del Pakistan.
Intanto, raccogliendo l’appello-denuncia di Papa Francesco sulla “persecuzione contro i cristiani che il mondo cerca di nascondere”, si fa sentire anche il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Il titolare della Farnesina ha definito la persecuzione dei cristiani e, più in generale, delle minoranze religiose come “una delle emergenze del nostro tempo”. Oggi, prima di riunirsi con i colleghi dell’Ue, a Bruxelles, Gentiloni ha chiesto “un impegno dell’Europa per fare pressione sui governi perché intervengano”.
Ma torniamo alla strage di Lahore. Il duplice attentato suicida di domenica che ha preso di mira due chiese nel sobborgo interamente cristiano alla periferia di Lahore, ha causato anche un’ottantina feriti. Le scuole e gli istituti cattolici oggi sono rimasti chiusi per commemorare le vittime. Monsignor Sebastian Shaw, arcivescovo di Lahore, ha definito “martiri” quanti “hanno dato la loro vita” per salvare quella dei tanti fedeli che si trovavano nelle due chiese per la celebrazione della messa.
Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, ha “supplicato” le autorità del Punjab e il governo federale di prendere “misure adeguate per la protezione delle chiese e delle minoranze religiose”, ma ha anche chiesto ai fedeli di “non reagire alla violenza”. Appello in parte disatteso, visto che i cristiani solo voluti scendere nelle strade a Lahore, Faisalabad e Gujranwala, per manifestare tutta la loro rabbia. Nell’Iraq insanguinato dai conflitti settari e in buona parte finito delle mani degli jihadisti, il Patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphael I Sako ha chiesto al Parlamento di varare una legge per perseguire penalmente i predicatori religiosi che istigano alla violenza mettendo a rischio in questo modo la pacifica convivenza tra i cittadini appartenenti a religioni e confessioni diverse.
I cristiani nel mirino dei fondamentalisti islamici sono milioni e milioni. In tutto il Medio oriente sono vittime delle tensioni e delle guerre che infuriano in Siria, in Iraq e in Egitto. Lo sono anche in India, dove nella notte tra venerdì e sabato, è stata violentata una suora 74enne-che tentava di evitare il saccheggio della scuola missionaria gestita dal suo convento, a nord di Calcutta. Lo sono nel Continente nero, dove i talebani dell’Africa, i fondamentalisti islamici seguaci di Boko Haram, solo negli ultimi 18 mesi hanno fatto oltre diecimila vittime, anche se non tutte cristiane. Ma sappiamo che il loro obiettivo è uno solo: la trasformazione di tutti i 36 Stati nigeriani in un califfato islamico in cui si applica una versione rigidissima della Sharia. Quindi, espellere tutti cristiani dal Paese, far terra bruciata di chiese e simboli “pagani”.
L’anno più tremendo è senza dubbio il 2014. Lo confermano i dati pubblicati sul nuovo Indice mondiale della persecuzione dei cristiani, pubblicato (dal 1997) dall’ong protestante Portes Ouvertes France.
L’indice recensisce una cinquantina di nazioni in cui i cristiani sono perseguitati. Il grado di violenza va dalle «persecuzioni gravi» alla «persecuzione totale».
Tre sono, secondo il rapporto, le nazioni dove la persecuzione dei cristiani “è assoluta”: Corea del Nord, Somalia e Iraq. Molto forte è in Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pakistan, Eritrea, Nigeria, Maldive, Arabia Saudita, Libia, Yemen e “territori palestinesi”.
Nella lista dei 50 Paesi dove i cristiani sono più perseguitati figurano anche India, Egitto, Cina, Etiopia, Tanzania e Myanmar.
Ecco la lista dei Paesi più feroci e a seguire la mappa completa.
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