La scalata dell’enfant prodige di Firenze a Palazzo Chigi è fatta. Dopo giorni di tira e molla, colpi bassi e dichiarazioni al vetriolo la querelle tutta politica tra il premier Letta e il segretario dem Renzi sul destino del governo si è conclusa e non modo più doloroso. Nella direzione del Pd di oggi il sindaco di Firenze incassa l’approvazione a maggioranza (136 favorevoli, 16 contrari, 2 astenuti) di un documento che nei fatti mette alla porta il premier Letta. “La direzione – recita il testo di appena 25 righe – ringrazia Letta per il notevole lavoro svolto. Assume il documento ‘Impegno Italia’ come un contributo, ma ritiene necessario e urgente dover aprire una fase nuova con un governo nuovo”.
Immediate e scontate le conseguenze del voto. Dopo essere stato sfiduciato dal suo stesso partito, il presidente del Consiglio mette la parola fine ai dieci mesi di larghe intese annunciando le sue dimissioni in una nota: “A seguito delle decisioni assunte oggi alla direzione nazionale del Partito democratico – si legge- ho informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della mia volontà di recarmi domani al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio dei ministri”.
Nel suo intervento Renzi ha da un lato evidenziato le criticità e l’inadeguatezza dell’esecutivo Letta, ma dall’altro ha chiuso all’ipotesi di elezioni anticipate. “Il passaggio elettorale non vede ancora una legge in grado di garantire la certezza di vittoria di uno o di un altro”. Insomma, riassume il segretario, il voto anticipato “non risolverebbe i problemi sul tappeto”. Da preferire l’unica altra via possibile. Quella di un nuovo governo a guida renziana che punti al “2018 con riforme elettorali, costituzionali ed il tentativo di cambiare le regole a partire da una burocrazia opprimente”. Vano è stato poi il tentativo di Cuperlo, nel corso della direzione Pd, che ha invitato i colleghi a non procedere al voto. Nulla di fatto. E alla fine anche Cuperlo e i suoi votano a favore del documento del segretario. Pippo Civati è l’unico a manifestare apertamente la sua contrarietà alla linea del segretario.
L’assenza di Letta poi è stata interpretata come un segno di resa, nonostante la prova di forza di mercoledì. Intanto un tweet del Financial Times annunciava la cancellazione della visita di Letta nel Regno Unito. Dopo l’intervento di Renzi, Angelino Alfano e i ministri del Nuovo Centrodestra avevano raggiunto il premier a Palazzo Chigi per fare il punto della situazione. E salutarlo definitivamente, pronti ad accogliere Matteo come nuovo premier. Ma con precisi paletti: “Non sia un governo di centrosinistra”.
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