Il piano di traghettare la Grecia fuori dall’euro rischia di costare caro a Yanis Varoufakis: l’ex ministro delle Finanze greco è stato accusato di alto tradimento di fronte alla Corte suprema.
A intentare la causa sono stati un avvocato e il sindaco di una località costiera: lo accusano di aver tradito il mandato elettorale, che prevedeva di trattare con i creditori internazionali per far uscire la Grecia dalla recessione. Ora la Corte ha chiesto al Parlamento greco l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti.
Il progetto segreto, approvato dal primo ministro Alexis Tsipras, prevedeva di creare un sistema bancario parallelo denominato in una valuta virtuale, consentendo ai correntisti di trasferire somme in formato digitale. Così si sarebbero aggirate le restrizioni ai movimenti di capitali imposte in attesa del referendum sul piano di salvataggio proposto dai creditori internazionali, e si sarebbe preparato il terreno per riconvertire le somme denominate in valuta virtuale in nuove dracme invece che in euro.
Il tutto sarebbe servito da piano B nel caso in cui fossero falliti tutti i negoziati con i creditori. A renderlo pubblico è stato lo stesso Varoufakis, che ha pubblicato sul sito dell’Official Monetary and Financial Institutions Forum l’audio di una teleconferenza – tenuta il 16 luglio – in cui spiegava i dettagli del suo piano a un gruppo di investitori della City di Londra.
La registrazione, ripresa in Grecia dal quotidiano E Kathimerini, ha scatenato un terremoto politico, allargando ancora di più lo strappo fra pro-euro e anti-euro all’interno di Syriza, mentre i deputati di Nea Dimokratia hanno chiesto che l’ex ministro si discolpi dall’accusa di “ostruzionismo nei negoziati” di fronte alla commissione parlamentare che si occupa dei piani di salvataggio dell’economia.
Ad aggravare le tensioni nel partito di maggioranza relativa è anche un piano di riforme presentato da un altro ex ministro appartenente al fronte degli intransigenti, Panagiotis Lafazanis, che guidava il dicastero dell’Energia. Il suo piano, una sfida in piena regola per l’ala moderata del premier Tsipras, comprende le soluzioni più sgradite ai creditori: riforma fiscale in senso redistributivo, nazionalizzazione delle banche, ristrutturazione del debito e ritorno alla dracma. “Il dibattito per il ritorno ad una moneta nazionale dovrebbe proprio partire all’interno di Syriza”, ha commentato Lafazanis.
Contro Varoufakis è in arrivo anche un altro procedimento legale per divulgazione di dati personali, dovuto al carattere riservato della registrazione pubblicata su Internet.
L’economista, che ora sta lavorando alla costituzione di un nuovo movimento politico europeo, si è difeso dalle colonne del Financial Times, sostenendo che il suo piano sarebbe stato utile contro la “limitazione terribile della sovranità nazionale” imposta dai creditori, per ottenere a lungo termine una “cancellazione multilaterale del debito” di Atene.
Varoufakis ha ammesso l’esistenza del piano B, mentre ha smentito categoricamente l’indiscrezione, pubblicata dal Telegraph, per cui avrebbe fatto ricorso ai servizi di esperti hacker per procurarsi i dati dei contribuenti dal sito del servizio fiscale greco.
Nella registrazione pubblicata, l’ex ministro sostiene di aver riunito “un pool molto capace” agli ordini del suo collega e amico James Galbraith, che “per ovvi motivi doveva agire nella massima segretezza”.
Secondo quanto sostiene l’ex ministro, Tsipras era a conoscenza del piano: anzi, all’inizio era stato proprio lui a incaricarlo di studiare un sistema per rendere più fluida l’eventuale uscita dalla moneta unica europea.
Del resto anche Galbraith ha confermato l’esistenza del piano e del pool di esperti, che ha lavorato “per cinque mesi, da fine febbraio a fine luglio, a stretto contatto con Varoufakis”.
Quel che è certo è che il piano non è mai stato messo alla prova dei fatti. Per far scattare la fase operativa, infatti, sarebbe servito il via libera del premier, che invece ha preferito rimettersi al tavolo delle trattative per scongiurare a tutti i costi il Grexit. Missione riuscita, ma al prezzo di condizioni ancor più dure di quelle previste nel piano bocciato dagli elettori.
Filippo M. Ragusa
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