Non più black bloc ma forse blu-bloc. Le azioni nel corso del corteo a Roma sono stati portate avanti da un gruppo di manifestanti che non indossavano la “classica” felpa nera con cappuccio ma dei k-way e giacche a vento blu. Finite le azioni i manifestanti si sono tolti le giacche a vento lasciando in terra un tappetto di kway blu, soprattutto lungo via del Tritone. La violenza anche questa volta ha oscurato un corteo di migliaia di persone che era partito da Porta Pia dietro lo striscione ‘Ribaltiamo il governo Renzi. Cancelliamo il decreto Lupi e Jobs Act’, tra le bandiere dei movimenti, No-Tav e No-Muos in primis. Giovani e anziani, ma anche famiglie con i bambini e molti immigrati, sfilano contro la precarietà del lavoro e le misure di austerity che vengono rimproverate al premier. ‘Il nostro piano casa, occupiamo tutto’, si legge su uno striscione. E ancora ‘Casa reddito dignità’ o ‘Dalle metropoli alle Università assediamo austerity e precarietà’. Sui muri manifestini che dicono ‘Potete chiamarci Neet (acronimo inglese che indica chi non studia, non lavora e non fa formazione, ndr), rimaniamo precari incazzati’. Si rivede il book-bloc, gli scudi di gommapiuma con i titoli di libri famosi, da Omero a Shakespeare. Qualche manifestante orina davanti alle sedi dei ministeri, come un gruppo di donne a difesa della legge sull’aborto, all’ingresso di quello della Salute. Tutto sempre documentato in diretta su Twitter e sugli altri social network. Ma alcune decine di militanti non si sono accontentati di urlare. E il risultato è quello che rimane alla fine di una giornata che si prevedeva calda fin dall’inizio, e che già prima dell’inizio della manifestazione aveva visto il fermo di 15 persone a San Lorenzo che dai loro mezzi stavano scaricando pale e picconi da portare in corteo. Molti i feriti, circa una ventina, tra cui un giornalista, 14 tra le forze dell’ordine, 6 tra i manifestanti. «Una violenza che colpisce l’intera città», dirà il sindaco Ignazio Marino.