Rudi Garcia l’aveva detto dopo la vittoria juventina con il Sassuolo: “Per me il campionato è finito”. I suoi ragazzi, da bravi soldatini fedeli alle consegne, hanno recepito e si sono comportati di conseguenza. Un 4-1 che neppure rende piena giustizia alla superiorità mostrata al “Massimino” dal Catania nei confronti di una Roma in gita premio. Ora, per gli etnei, si riaprono scenari impensabili solo fino a domenica scorsa mentre l’irriconoscibile pattuglia giallorossa (mai incassate quattro reti in tutta la stagione) avrà una settimana di tempo per ricaricare le pile e riporre i costumi da bagno in vista del big match con la Juve, inutile ai fini della classifica (1° e 2° posto sono già assegnati), ma fondamentale per l’orgoglio.
La notizia del giorno, però, è che il risultato maturato in Sicilia assicura la matematica certezza dello scudetto n. 30 sulle maglie bianconere (anche se nella Torino juventina direbbero “32 sul campo”) senza neanche doverle sporcare di sudore. La Juve, infatti, giocherà solo oggi il posticipo con l’Atalanta.
Un trionfo che nessuna polemica su “aiutini” e affini potrà mai scalfire. Talmente netto è stato il dominio della squadra di Conte. Non incontrastato, però. E questo va ascritto a merito esclusivo della Roma, capace di mantenere un ritmo insostenibile per tutte le altre e che le sarebbe valso, in altri frangenti, un titolo in carrozza. Certo, tutti segnali per nulla confortanti per il movimento calcistico nostrano nel suo complesso ma, comunque, indicativi di un valore assoluto di tutto rispetto per entrambe le squadre. Ora, costrette ad innalzare ulteriormente il proprio livello per fronteggiare al meglio le corazzate spagnole, inglesi, tedesche nella Champions ventura.
Su questo piano, chiaramente partirà avvantaggiata la Juve. Rosa più ampia, abitudine ad impegni settimanali plurimi già consolidata, percezione più chiara del gap che ancora la separa dal calcio egemone. Saranno sufficienti pochi innesti mirati ad Agnelli per regalare a Conte quelle “garanzie tecniche” cui il tecnico pugliese sembra aver subordinato la propria permanenza sotto la Mole. Inutile intestardirsi nella ricerca compulsiva del top player. Tra l’altro, fuori portata per qualunque nostra società. A meno di partenze dolorose per far cassa. E non è affatto scontato che un Pogba, tanto per esser chiari, rimarrà a Torino. Le sirene ci sono, più di una e dispongono di risorse economiche a noi precluse. Fondamentale per i tricampioni d’Italia mantenere un’unità d’intenti e di progetto per poter aspirare a giocarsela contro le big d’Europa. In questo senso, di un’importanza capitale sarà il confronto previsto per domani tra Conte e i vertici societari. Da lì si potrà capire quali prospettive future avrà la Juventus. Fermo restando che, di fronte a proposte “indecenti”, anche una stella come il centrocampista “crestato” potrà far le valigie. Perdere un campione a fronte di una offerta irrinunciabile ci può stare, privarsene per incapacità di risolvere il “mal di pancia” del momento no.
In questi casi è d’uopo fare un rapido flashback della stagione per individuare i momenti topici che hanno indirizzato verso Torino il tricolore. Se ne potrebbero enucleare, ex post, almeno tre: 1) la tenuta della Juve nella fase iniziale del torneo quando l’andatura della Roma sembrava insostenibile per chiunque. Lì la Juve è stata brava a non perdere contatto. La sequenza di 12 vittorie consecutive dalla 9° alla 20° giornata, dopo l’inopinato scivolone dovuto al quarto d’ora di blackout di Firenze; 2) la netta affermazione per 3-0 nello scontro diretto con la Roma allo Stadium la sera della befana; 3) la vittoria esterna, invero, molto sofferta, a S.Siro per 2-0 sul Milan cui la Roma non seppe opporre che uno scialbo 0-0 interno con l’Inter in un Olimpico semideserto per le note squalifiche.
Uomini chiave del successo juventino? D’acchito, verrebbe da dire il gruppo. Ma, dovendo scegliere come non sottolineare il rendimento eccezionale della coppia d’attacco di esordienti, Tevez-Llorente, per motivi diversi non attesi a questo livello. Straordinaria, in particolare, la capacità dell’”apache” di sobbarcarsi una mole di lavoro enorme su tutto il fronte offensivo senza pregiudicare la lucidità sotto porta. Da applausi anche la tenuta in mezzo al campo dell’evergreen Andrea Pirlo, ad onta delle sue 35 primavere (il 19 maggio l’happy birthday) e decisivi alcuni suoi piazzati al curaro.
Per la Roma, invece, detto della straordinaria stagione giallorossa, resa ancor più incredibile da una situazione di partenza che vedeva un ambiente ai limiti dell’isteria collettiva dopo lo smacco della finale-derby persa in Coppa Italia a chiusura di un biennio americano da incubo, va considerato che la rosa necessiterà di interventi ben superiori alle semplici limature. Il doppio impegno campionato-Champions esigerà un pedaggio molto pesante in termini di sforzo psico-fisico. Anche qui bisognerà fare i conti con i paperoni d’Europa per cui niente drammi se dovesse partire anche un pur eccezionale Pjanic. Ciò che conta è mantenere il livello complessivo di competitività, allargando la rosa.
A margine di questo infinito turno di campionato (si chiuderà addirittura martedì con Napoli-Cagliari e Fiorentina-Sassuolo), va sottolineato il pesantissimo successo esterno del Torino a Verona con il Chievo. Un 1-0 che inguaia non poco i “pandorini” e avvicina sempre più i granata all’Europa League. E lo fa in un giorno che per ogni torinista ha un sapore particolare: il 4 maggio cade l’anniversario della tragedia di Superga, ricordata da una manifestazione dei tifosi all’interno del vecchio “Filadelfia” e, poi, con una solenne messa alla presenza dei giocatori appositamente rientrati da Verona.
Importante sia per la classifica che per l’orgoglio cittadino la vittoria del Milan nel derby meneghino. Meno per Seedorf il cui destino pare già segnato. Restituito all’Inter l’1-0 dell’andata. Rossoneri ancora in corsa per un posticino in Europa e nerazzurri che rischiano di venir risucchiati dal gruppone degli inseguitori.
Dove potrebbe mettere la testa avanti la Lazio, impegnata stasera all’Olimpico con il Verona. L’ennesimo spareggio. L’ennesima occasione da non sprecare per Reja e i suoi.
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