Per quanto la Consulta non abbia fatto distinguo su quali pensioni debbano essere integrate dopo la sentenza che cancella la legge Fornero, le diverse dichiarazioni del governo Renzi lasciano pensare a una restituzione parziale dei contributi a chi ne ha diritto.
Ovviamente, nessuna dichiarazione esplicita arriva da alcun membro del governo in questo senso, anzi. Pier Carlo Padoan questa mattina a Bruxelles ha ricordato che “si troverà una soluzione che sarà in armonia coi dettami della sentenza della Corte e che rispetteremo i parametri che sono nel Def”. Documento che contiene “vari coefficienti fiscali rilevanti ai fini del rispetto delle regole” ovvero “indebitamento, aggiustamento strutturale verso gli obiettivi di medio termine, e la regola del debito” e nei quali Padoan è intenzionato a muoversi.
Molto chiaro anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ai microfoni di Radio Vaticana ha sottolineato che “la sentenza della Corte definisce le caratteristiche che debbono avere gli interventi su questa materia. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto in maniera piuttosto chiara che noi vogliamo lavorare in direzione di una soluzione che sia equa, coerente con la sentenza e sostenibile per i conti pubblici”.
Poletti getta acqua sul fuoco sull’ipotesi di rimborsi solo ai pensionati più bassi: “Oggi non abbiamo ancora una posizione puntualmente definita. Quindi cosa faremo, lo comunicheremo nel momento in cui saranno state fatte tutte le analisi, con tutte le simulazioni del caso” perché, visti gli effetti di trascinamento anche nel presente e non solo negli anni oggetto della sentenza “dobbiamo fare le cose per bene”.
Più diretto, invece, il sottosegretario all’economia, Enrico Zanetti, che a Radio 24 invece sostiene che “Renzi sbaglia a non parlare” di pensioni “e a far intervenire solo Padoan”. “Renzi – ha spiegato – dovrebbe dire che noi non restituiamo a tutti i soldi non perché ce lo chiede l’Europa o perché non dobbiamo sforare il 3% ma perché se abbiamo chiesto sacrifici enormi ai non pensionati non possiamo non chiederne anche ai pensionati. Così scateni la guerra generazionale nel Paese”.
Attualmente, dunque, non si conosce ancora quale sarà la chiave di volta per uscire dall’impasse generata dalla sentenza della Consulta, anche se pare sempre più plausibile, nell’ottica della tutela dei saldi e dell’equilibrio di bilancio richiesto da Bruxelles, che si opterà per una restituzione a scaglioni percentuali. A chiedere invece una applicazione sic et simpliciter della decisione dei giudici il Codacons, che ha ribadito, per voce del suo presidente Carlo Rienzi, di essere “pronto a impugnare qualsiasi provvedimento dell’esecutivo che non darà piena attuazione di quanto disposto dalla Consulta”. Auspica “giustizia” il coordinamento del patto federativo a tutela degli anziani e chiede al Governo di “realizzare quanto prima il pronunciamento che ha bocciato la norma Fornero”.
“È errato e dannoso – ha invece sottolineato Vincenzo Armaroli, Vice Presidente e Socio Fondatore di 4changing – contrapporre interessi fra le generazioni. Non sta qui la soluzione. Neanche fra pubblico e privato o fra classi agiate e meno agiate”.
Dura l’opposizione – ma non solo – che invece dice no a una restituzione parziale e selettiva delle pensioni. Fortemente contraria Stefania Prestigiacomo “daremo vita a una discriminazione dentro la discriminazione”; Maurizio Gasparri invece parla di “decreto truffa sulle pensioni” con il quale “Renzi e Padoan si illudono di raggirare gli italiani”. Fuori dal coro il deputato del Pd Giacomo Portas che ha affermato che “sulle pensioni bisogna restituire quello che è stato deciso dalla Corte Costituzionale”. “Non possiamo cercare scorciatoie – ha concluso l’esponente dem – anche perché gli italiani non lo capirebbero”.
Sta di fatto che ad oggi, senza una soluzione, il tesoretto di Renzi, da 1,6 miliardi di euro, è evaporato, lasciando al suo posto un cratere da circa 13 miliardi. Cratere cui il Governo deve trovare una soluzione muovendosi tra richieste dell’Ue, rilancio economico, tutela del lavoro, riduzione del carico fiscale. Una cristalleria, sulla quale si regge gran parte del Paese.
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