Attenti ad Internet! E’ l’ambiente, se così possiamo chiamarlo, più pericoloso per 8 adulti e 7 ragazzi su 10. Ma per 1 adulto su 4, e 1 ragazzo su 5, ci sono rischi di abusi anche in oratori, parrocchie e palestre. In Italia sono questi i luoghi abitualmente frequentati da bambini e adolescenti dove maggiore può essere il rischio di subire comportamenti inappropriati, maltrattamenti e abusi da parte degli adulti.
In un caso o nell’altro, tra i pericoli principali per i bambini c’è la possibilità che vengano loro imposti rapporti fisici indesiderati (per il 50% sia degli adulti che dei ragazzi) o che vengano compiuti una serie di illeciti attraverso internet, tra cui la richiesta di inviare immagini intime in cambio di regali.
Sono solo alcune delle evidenze di un’inedita indagine “Minori e percezione dei rischi” realizzata da Ipsos per Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, di cui si è discusso oggi in Senato. L’occasione è stata la presentazione di un Manifesto in 10 punti, “10 in condotta!”, promosso da Save the Children per favorire nel nostro Paese l’adozione da parte di tutte le realtà che operano con i minorenni di un sistema di tutela, a partire da una Child Salvaguarding Policy, che promuova un modello organizzativo di prevenzione e gestione di comportamenti scorretti da parte degli adulti di riferimento, afferenti all’Organizzazione o esterni.
Ciò che occorre, dichiara ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, è l’adozione di un sistema di tutela – regole di comportamento, chiare procedure di segnalazione, individuazione delle figure responsabili – per prevenire abusi e maltrattamenti ai danni di minori. Questo dovrebbe essere un requisito essenziale per tutti i servizi, educativi e ricreativi rivolti ai minori”.
Dai dati dell’indagine Ipsos per l’Organizzazione, che oltre a sondare l’opinione di adulti e ragazzi a livello nazionale realizza un focus specifico su 8 regioni italiane, emerge invece che a un aumento della consapevolezza dei rischi non corrisponde ancora la messa in campo di misure in grado di proteggere concretamente i minori nei luoghi che normalmente frequentano. Più di 1 genitore su 4 in Italia afferma infatti che in palestra o in altri centri ricreativi i propri figli non hanno mai ricevuto informazioni su cosa fare in caso di maltrattamenti, abusi o condotte inappropriate, e, rispetto alla scuola, 1 genitore su 3 e 1 ragazzo su 5 sono convinti che anche lì non esistano regole chiare per tutelare i minori.
Dal sondaggio Ipsos per Save the Children, emerge che solo il 7% degli adulti, in Italia, ritiene che i minori siano completamente tutelati e al sicuro da comportamenti inappropriati da parte degli adulti nei luoghi che sono soliti frequentare e solo il 6% lo pensa riferendosi al web e alle chat usate dai propri figli. Più di 1 minore su 4 (il 27%) si dice a conoscenza di esperienze negative vissute in prima persona dai loro amici, percentuale che sale al 33% se riferita agli episodi in rete.
I luoghi più a rischio
Tra i luoghi fisici ritenuti maggiormente a rischio e dove i minori potrebbero essere vittime di comportamenti scorretti o abusanti da parte degli adulti figura soprattutto la scuola, insicura per il 28% degli adulti e il 21% dei ragazzi. Scuola a rischio soprattutto per i ragazzi in Sicilia (1 su 4), meno per i coetanei campani ed emiliani (16%). A rischio anche oratori per 1 adulto su 4 e per 1 ragazzo su 5, nonché la palestra, la piscina e altri centri sportivi, ancora insicuri per il 23% dei genitori e il 22% dei ragazzi italiani. Da segnalare in chiave positiva i gruppi scout considerati luoghi sicuri per il 93% dei ragazzi e per l’88% dei genitori.
I pericoli in rete. Lo “spazio” considerato meno sicuro è comunque quello virtuale
E con la diffusione delle nuove tecnologie e la sempre maggiore possibilità, per bambini e ragazzi, di accedere alla rete, cresce la percezione dei rischi collegati all’uso di chat e app online. La rete è infatti un luogo a rischio per l’85% degli adulti e il 74% dei ragazzi. A conferma di ciò, la ricerca rivela che il 29% dei ragazzi ha provato disagio per avere ricevuto determinate richieste o contenuti online da parte degli adulti (percentuale più alta in Campania – 35% – e più bassa in Lombardia, 19%), un dato confermato anche da più di 1 genitore su 10 (1 su 5 in Sicilia e Campania). I dati mettono in luce anche uno scarso controllo da parte dei genitori su quello che i figli fanno online. Più di 1 genitore su 6 (17%) dice di non controllare mai i contenuti che i figli condividono in rete, mentre il 44% lo fa solo occasionalmente. E se i genitori siciliani si dimostrano i più attivi nel controllare regolarmente (46%), di contro, in Piemonte, più di 1 genitore su 4 non controlla mai. La scarsa consapevolezza, da parte dei genitori, delle attività online dei figli, del resto, è confermata dal fatto che quasi 1 su 3 (30%) non sa se i loro ragazzi utilizzino app a tempo per scambiarsi messaggini, foto o video (che spariscono dopo pochi secondi) e più della metà (54%) non è in grado di dire a quante chat partecipa il figlio, con i genitori campani che fanno registrare la percentuale più alta (66%). E se i genitori italiani che credono di saperlo rispondono mediamente che i figli usano al massimo 2 chat, i ragazzi affermano di essere coinvolti in media in 5 chat ognuno.
Rapporti indesiderati e immagini intime in cambio di regali
Ma quali sono i principali rischi ai quali sono esposti bambini e ragazzi? Contatti fisici e rapporti indesiderati pretesi o imposti dagli adulti rappresentano un pericolo concreto per quasi 3 adulti su 5 (55%) e 1 ragazzo su 2 (48%). Circa la metà dei ragazzi e 6 adulti su 10, nel nostro Paese, considerano inoltre un pericolo reale che i minori possano essere vittime di cyberstalking da parte degli adulti, così come che venga loro chiesto, in cambio di regali, di inviare immagini o video che li ritraggono nudi oppure che gli adulti possano inviare a ragazzi conosciuti in rete materiali intimi che mettono a disagio. Tra gli altri rischi segnalati, anche la possibilità che i minori vengano criticati o ridicolizzati per il loro comportamento o aspetto fisico (un rischio per il 57% degli adulti e il 44% ragazzi), che possano essere indotti ad assumere sostanze (lo pensano il 42% dei ragazzi e 1 adulto su 2) o che possano ricevere promesse in cambio di qualcosa (per il 47% dei ragazzi).
Le segnalazioni degli abusi: non completa fiducia nella scuola e negli educatori
I ragazzi intervistati mostrano un significativo senso di responsabilità: ben il 94% afferma che se fosse a conoscenza di un comportamento inappropriato nei confronti di un loro amico, sicuramente ne parlerebbe con qualcuno. 1 ragazzo su 20 preferirebbe invece restare in silenzio. Ma a chi si rivolgerebbero bambini e ragazzi? I dati dicono che si fidano soprattutto di famiglia e coetanei. Più della metà dei ragazzi (59%) preferirebbe rivolgersi ai propri genitori, che si mostrano quindi come figure di riferimento fondamentali in caso di pericolo da parte dei figli, mentre il 16% ne parlerebbe con gli amici. Colpisce e deve far riflettere la mancanza di punti di riferimento all’interno della scuola. Solo il 5% dei ragazzi vedrebbe negli insegnanti un punto di riferimento e solo il 2% si rivolgerebbe agli altri referenti scolastici (psicologo, preside).
Davanti al racconto da parte dei figli di un abuso o maltrattamento, la quasi totalità dei genitori intervistati ne parlerebbe con qualcuno (98%), nel 29% dei casi andrebbero dalle forze dell’ordine, nel 24% ne parlerebbero con i propri familiari e nel 21% si rivolgerebbero al preside o agli insegnanti. Da sottolineare come invece, in Veneto e Piemonte, i genitori si fidino soprattutto proprio di insegnanti e preside (rispettivamente 31% e 30%), mentre nel Lazio il principale punto di riferimento per i genitori è la famiglia (34%).
Seppur contenuta una parte di adulti e ragazzi sembra non riporre fiducia nei confronti degli educatori, a scuola come negli altri luoghi da loro frequentati con assiduità. D’altronde una percentuale, che anche se bassa non è del tutto irrilevante, di ragazzi (12%) e adulti (10%), infatti, ritiene che se un insegnante o un educatore venissero a conoscenza di un comportamento inappropriato non si attiverebbe per segnalarlo, per salvaguardare l’organizzazione in cui lavora o per evitare conseguenze personali.
Procedure e informazioni più chiare per proteggere i minori
Più di 6 genitori e ragazzi su 10 credono infatti che oratori, palestre e centri sportivi siano privi di regole e procedure in tema di tutela dei minori e quasi la metà degli adulti afferma che i propri figli non hanno mai ricevuto informazioni in tal senso da queste strutture. Quanto alla scuola, merita una riflessione il fatto che, seppur parliamo di dati abbastanza contenuti, più di 1 genitore su 5 sia convinto che i figli non ricevano informazioni in merito dal personale scolastico, mentre 1 su 3 che la scuola non sia dotata di un sistema specifico per proteggere gli studenti da comportamenti inappropriati degli adulti. L’assenza di procedure ad hoc a scuola è segnalata anche da un non irrisorio 22% dei ragazzi. Quattro genitori su 10, inoltre, dicono che i propri figli non sono mai stati incoraggiati a segnalare episodi di questo tipo, a scuola così come nelle altre strutture, opinione condivisa dalla stessa percentuale dei ragazzi. Solo il 9% dei ragazzi e l’8% dei genitori può affermare di aver ricevuto materiale scritto con informazioni chiare da parte delle strutture frequentate dai minori, con il Veneto che si distingue in positivo con percentuali del 15% per gli adulti e il 14% per i ragazzi.
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