A sette anni dal terremoto dell’Aquila, in un momento dove viene segnalata a più riprese l’impreparazione del Governo e delle istituzioni nella gestione delle emergenze, una mostra celebra Aldo Buoncristiano, prefetto di Firenze dal 1973 al 1977, uomo di stato che ha saputo imprimere alla pubblica amministrazione un’impronta di dedizione e di professionalità al servizio della cittadinanza, sia durante l’alluvione che colpì la città nel 1966, sia negli anni a seguire.
La mostra, che verrà allestita all’interno del Palazzo della Prefettura Medici Riccardi del capoluogo fiorentino, proprio in occasione del 50° anniversario dell’alluvione, durerà da sabato 14 maggio a giovedì 2 giugno 2016.
Citato nel 2011 anche dallo storico Guido Melis nel volume dedicato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, tra coloro “che hanno fatto onore alla loro scelta di servire gli altri cittadini con professionalità, dedizione e senso del dovere”, Buoncristiano nel ruolo di Prefetto, concentrerà i suoi sforzi per proteggere la città dai pericoli di un nuovo straripamento dell’Arno, conseguente alla tremenda alluvione del 1966, evento che aveva messo in ginocchio Firenze e i suoi capolavori.
Ma prima di diventare il prefetto della ricostruzione, Aldo Buoncristiano era noto come “il funzionario che andava al lavoro in bicicletta”. Di comune in comune, di paese in paese, preoccupandosi di riassestare strade, case e ponti devastati dalla guerra, ripristinò i servizi assistenziali indispensabili ad una popolazione uscita molto provata dalla guerra. Trasferito al Viminale su richiesta dell’allora Generale e Capo della Polizia Giovanni d’Antoni gli vengono affidati tra gli altri, compiti di coordinamento e “funzioni di capo di Stato maggiore della Polizia Italiana”. Siamo negli anni immediatamente successivi alla fine del secondo conflitto mondiale.
Durante questo periodo Buoncristiano si concentra sulla questione dei flussi informativi, tema che rimarrà d’importanza cruciale per tutta la sua vita, convinto che nessuna autorità possa governare un territorio senza conoscerlo, cioè senza prendere coscienza degli umori e delle necessità di coloro che vi abitano. In quest’ottica possiamo leggere il suo eccezionale contributo alla realizzazione del Centro elettronico della pubblica amministrazione, inaugurato nel 1963, in pieno boom economico.
Durante la permanenza a Firenze, Buoncristiano lavorerà per porsi come intermediario tra Governo centrale ed istituzioni locali, mettendo in contatto il mondo produttivo e commerciale regionale con i Ministeri e contribuendo, nel 1975, alla realizzazione di un comitato che coordinava i rapporti tra i rappresentanti del mondo del circuito del Credito, coinvolgendo anche il direttore della filiale della Banca d’Italia del capoluogo toscano.
Ma è in occasione dell’alluvione che colpì la città di Firenze il 4 novembre del 1966, che Aldo Buoncristiano potè dare prova di eccellenza nella gestione delle emergenze.
Nel momento in cui il capoluogo fiorentino piomba nel caos, mentre il prefetto Vicari coordina da Roma le operazioni di soccorso, è Buoncristiano che si occupa di gran parte degli interventi di emergenza: mobilita l’esercito per il rifornimento idrico della città e la polizia stradale per garantire la sicurezza della circolazione, allestendo anche vetture cuccette nello scalo di Campo di Marte e mense nelle caserme per accogliere il gran flusso di volontari giunti da tutte la parti d’Italia e del mondo.
Gli anni in cui è Prefetto di Firenze sono anni di difficoltà di Governo, in termini di mediazione tra istituzioni centrali e locali, ma anche di grande impegno sul territorio. Spinto dall’esperienza dell’alluvione, Buoncristiano chiede al Ministero del Lavori pubblici un finanziamento di un miliardo e duecento milioni di lire, per la messa in sicurezza e la manutenzione dei corsi fluviali. Saranno necessari un nuovo straripamento nel 1975 e ulteriori solleciti perchè il finanziamento venga finalmente approvato. Poi nel corso di due estati, il letto dell’Arno in centro città verrà scavato aumentando la portata di acqua del fiume. Una scelta tecnica che avrebbe garantito sicurezza alla città e agli stessi fiorentini.
Quella proposta sull’immigrazione: la lungimiranza di un funzionario. Nel 1993 quando diventa presidente del Gruppo di Lavoro per la riforme del Ministero dell’Interno presenta uno schema di provvedimento legislativo che anticipa, con grande lungimiranza, il tema dell’immigrazione e della sua gestione sul territorio, questione che, mai come oggi, si è dimostrata di così grande e dolorosa attualità.
Dove andrà un prefetto valido – affermava Buoncristiano nel 2005, un anno prima della sua scomparsa – si accenderanno le luci tra il centro e la periferia. Dove andrà un prefetto inerte le luci rimarranno spente. L’Italia – aveva aggiunto – sarà un Paese a pelle di leopardo, con luci accese e luci spente.
Una grande e condivisibile verità con la quale oggi, purtroppo, siamo costretti a convivere, in un orizzonte di speranze sempre più angusto e opaco.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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