È quanto emerge dalla Supermedia dei sondaggi di questa settimana, che anche oggi rileva una crescita della Lega e di Fratelli d’Italia e un calo consistente del M5S.
La Lega consolida la sua prima posizione tra le liste, con oltre il 33% dei consensi virtuali. Il Partito Democratico è stabile in seconda posizione, ma staccando di oltre 15 punti dal partito diMatteo Salvini. Ancora in grande difficoltà il Movimento 5 Stelle, che perde un punto e mezzo in due settimane e fa segnare un nuovo record negativo da diversi anni a questa parte. In un mese sono 3 i punti persi dal partito di Luigi Di Maio, che ha praticamente dimezzato i consensi ottenuti alle Politiche del 4 marzo 2018. Continua a crescere Fratelli d’Italia, che comincia a intravedere la soglia del 10% (sfiorata in diverse rilevazioni).
L’altra “notizia” di questa settimana è il dato di Italia Viva, che per la prima volta supera il 5%: da quanto è stato lanciato – un mese e mezzo fa – il movimento di Matteo Renzi è cresciuto di circa un punto percentuale: e forse non è un caso che in ultima posizione nella nostra “classifica” di questa settimana si trovi un altro soggetto “liberal”, ossia +Europa, che fa registrare il suo peggior dato di sempre (1,6%).
I consensi in calo del partito di Della Vedova ed Emma Bonino potrebbero essere spiegati anche dal recente attivismo dell’ex ministro Carlo Calenda, che il prossimo 21 novembre lancia il suo movimento politico.
La difficoltà delle forze di governo, che nelle ultime settimane si sono divise sui contenuti della Legge di Bilancio e più di recente sulla questione ILVA/Arcelor Mittal, ha dei riflessi evidenti sulle intenzioni di voto: ad oggi, l’opposizione di centrodestra avrebbe quasi 8 punti di vantaggio sulla coalizione giallo-rossa (M5S, PD, IV, LeU), quando al momento della nascita del nuovo esecutivo (inizio settembre) le due aree risultavano praticamente appaiate. Ora che il 2019 va verso la sua conclusione, il grafico sull’andamento dei vari partiti evidenzia molto bene vincitori e vinti in quest’anno ricco di avvenimenti.
Ultimamente si sta già cominciando a parlare della prossima sfida elettorale: le elezioni regionali del 26 gennaio 2020 in Calabria e – soprattutto – in Emilia-Romagna. Quest’ultima sfida è particolarmente attesa, e l’esito avrà presumibilmente delle conseguenze importanti anche sulla politica nazionale. Come già avvenuto in altre occasioni (da ultimo, proprio con l’Umbria), sarà difficile derubricarle a mero voto locale: la pensa così anche il 55% degli italiani intervistati da EMG, con picchi del 90% tra gli elettori della Lega (ma anche gli elettori del PD sono divisi sostanzialmente a metà).
Un peso non indifferente potrebbe averlo la scelta del Movimento 5 Stelle: correre da solo, con poche chance di vittoria, oppure presentarsi in coalizione con il PD come in Umbria? Oppure non presentarsi affatto? A sentire la base pentastellata, interpellata dagli istituti EMG e Noto, l’esperimento umbro non andrebbe ripetuto, e il M5S dovrebbe presentarsi da solo. In ogni caso, l’istituto Tecnè ha effettuato tre rilevazioni, ciascuna corrispondente a uno scenario: in tutti e tre i casi, il presidente uscente Nicola Bonaccini (PD) sarebbe in lieve vantaggio sulla candidata della Lega, Lucia Borgonzoni. Le differenze stanno tutte nel margine: la sfida sarebbe più aperta se il M5S presentasse un suo candidato, mentre vincerebbe di 4 punti se il Movimento entrasse nella coalizione che lo sostiene – o non si presentasse affatto.
Un peso non indifferente potrebbe averlo la scelta del Movimento 5 Stelle: correre da solo, con poche chance di vittoria, oppure presentarsi in coalizione con il PD come in Umbria? Oppure non presentarsi affatto? A sentire la base pentastellata, interpellata dagli istituti EMG e Noto, l’esperimento umbro non andrebbe ripetuto, e il M5S dovrebbe presentarsi da solo. In ogni caso, l’istituto Tecnè ha effettuato tre rilevazioni, ciascuna corrispondente a uno scenario: in tutti e tre i casi, il presidente uscente Nicola Bonaccini (PD) sarebbe in lieve vantaggio sulla candidata della Lega, Lucia Borgonzoni. Le differenze stanno tutte nel margine: la sfida sarebbe più aperta se il M5S presentasse un suo candidato, mentre vincerebbe di 4 punti se il Movimento entrasse nella coalizione che lo sostiene – o non si presentasse affatto.
Un’altra rilevazione, realizzata da EMG per il Quotidiano Nazionale, vede anch’essa Bonaccini in netto vantaggio sulla Borgonzoni in termini di notorietà presso gli elettori della Regione o dell’attribuzione di qualità quali “onestà” e “competenza”. Le distanze però si riducono drasticamente nelle intenzioni di voto: in questo caso (e in presenza di una candidatura autonoma del M5S, stimata al 7% – esattamente come nei dati di Tecnè) Bonaccini sarebbe in testa con il 45,5% contro il 44% di Lucia Borgonzoni. La sfida sembra dunque, almeno per il momento e sulla carta, apertissima.