Il recupero delle salme a Pozzallo
Cresce a dismisura il macabro bilancio delle vittime della migrazione nel mare di Sicilia: si parla di almeno 70 dispersi – cifra comunicata dall’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite e poi confermata dalla Procura di Catania che ha già disposto le indagini – nel naufragio di un gommone avvenuto nei giorni scorsi nei pressi delle coste siciliane, mentre le 30 vittime stipate nel peschereccio traghettato a Pozzallo dalla nave militare “Grecale” sono divenute, secondo la stima definitiva, addirittura 45.
Per queste ultime, si tratta di soli uomini, verosimilmente maggiorenni, provenienti da paesi dell’Africa centrale. I corpi sono stati rinvenuti, sovrapposti (“Accatastati l’uno sull’altro, come all’interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz“, il primo commento del Capo della Squadra Mobile della Questura di Ragusa, Antonino Ciavola) all’interno del vano ghiacciaia e non in sala macchine, come da prime ricostruzioni. Uno dei due medici legali saliti a bordo del barcone per l’ispezione cadaverica ha riferito che: “Ci potrebbero essere dei minorenni, dei ragazzini, ma non dei bambini. Erano tutti sovrapposti – ha aggiunto – perché lo spazio era troppo piccolo per il numero di persone che erano. Le cause del decesso? E’ ancora presto per dirlo, così anche per esprimersi sul numero complessivo“. Schiacciamento e asfissia rimangono, comunque, le ipotesi di decesso ritenute più probabili. Le salme sono state già trasferite in una sala frigorifera di Pozzallo, messa a disposizione dalla Protezione civile della Provincia di Ragusa. I due medici legali incaricati dalla Procura di Ragusa hanno avviato i rilievi autoptici esterni, e poi eseguiranno le autopsie.
Uno dei corpi delle vittime rinvenute sul “barcone della morte”
Sono in corso indagini per fare luce sull’accaduto e, al momento, la Procura di Ragusa sta valutando la posizione di due extracomunitari che sono ritenuti i probabili scafisti del “barcone della morte”. Si ipotizzano i reati di associazione per delinquere e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma potrebbe venir contestato persino l’omicidio volontario. Il procuratore capo Carmelo Petralia prenderà una decisione a tal proposito solo dopo l’esito dell’esame autoptico.
Al momento, tutti i sopravvissuti sembrano puntare l’indice contro scafisti di nazionalità libica. “Trattati come bestie dai libici” che hanno compiuto “violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa“. E’ questa, infatti, la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa. Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. “Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo – ricorda una di loro – abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti…“. “E’ stata tutta colpa loro – ricostruisce un altro sopravvissuto – ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere“. “Abbiamo chiesto di potere tornare indietro – ha rivelato un altro testimone – perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c’è stato alcunché da fare: ci hanno detto ‘ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia’ “.
I numeri del fenomeno migratorio, però, non si fermano qui: ben 235 profughi sono stati soccorsi e poi portati al porto di Palermo dalla nave mercantile “Mar Atlantic”. Tra di loro anche 25 donne, una delle quali incinta, e quattro minori. Al porto di Trapani, invece, è giunto un mercantile con 184 migranti a bordo, tutti uomini. Addirittura 1.044 sono i migranti tratti in salvo e poi portati al porto di Salerno dalla nave rifornitrice “Etna” della Marina Militare italiana. Di questi, 85 sono risultati affetti da scabbia. Mentre è risultato avere la varicella il paziente presente tra i migranti soccorsi dalla nave della Marina Militare “Orione”. Lo conferma il ministero della Salute all’esito delle analisi di laboratorio condotte dall’Istituto Nazionale per le malattie infettive “Spallanzani” di Roma.
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