Il Movimento 5 stelle prepara il fascicolo per la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica. Intervista alla deputata Giulia Sarti.
Il Movimento 5 stelle prepara la richiesta di impeachment nei confronti del Capo dello Stato, che Beppe Grillo ha annunciato domenica scorsa sul palco del VaffaDay a Genova.
“Il dossier Napolitano sarà portato in Parlamento entro gennaio”.
Lo conferma la deputata Giulia Sarti, componente della commissione Giustizia della Camera e tra i parlamentari del M5s che stanno raccogliendo prove per la messa in stato di accusa del Presidente sulla base dell’articolo 90 della Costituzione.
“Napolitano non è più garante della Costituzione. Anzi, i suoi comportamenti rappresentano una violazione dei principi della Carta”.
Le parole di Grillo, quindi, non erano solo critiche da comizio?
“Niente affatto. Ne discuteremo in Parlamento e se ci saranno le condizioni, passeremo alla votazione per la messa in stato d’accusa. Sarà un modo per ribadire che Napolitano non ha interpretato bene il suo mandato, né negli ultimi otto mesi, né nei precedenti sette anni”.
Cosa scriverete nel fascicolo d’accusa?
“In primo luogo contestiamo il modo in cui è stato eletto per il secondo mandato. La sua candidatura ha tradito le aspettative degli italiani e di se stesso, che più volte aveva dichiarato che non si sarebbe ricandidato. È il garante di un governo, che avrebbe dovuto durare poco, il tempo necessario per approvare una nuova legge elettorale e provvedimenti urgenti per l’economia”.
Invece cosa è accaduto?
“Non c’è ancora una legge elettorale, mentre la nostra economia è immobile e il nostro debito pubblico continua a crescere”.
Può essere sufficiente questo per accusare un Capo dello Stato?
“C’è dell’altro. Napolitano sta interferendo molto nella vita parlamentare e in quella dell’esecutivo. Non avrebbe dovuto nemmeno spingersi a nominare i primi dieci saggi per le riforme costituzionali. E poi, altro aspetto che ci ha lasciati sconcertati, è il suo spingersi a dare indicazioni al presidente Letta e alla maggioranza su temi che sono di competenza del Parlamento, come quando sollecitò di adottare misure di indulto e amnistia per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Quel messaggio ribadì una presenza ingombrante di Napolitano, che esautora il ruolo dell’organo legislativo”.
E poi c’è la questione della distruzione delle intercettazioni…
“In una stagione di grandi ombre sulle istituzioni, avremmo voluto conoscere il contenuto delle conversazioni tra Napolitano e Mancino. Certo, il Capo dello Stato si è mosso secondo le sue prerogative, sollevando il conflitto di attribuzioni contro i magistrati di Palermo per la distruzione di quelle intercettazioni. Ma sul piano politico l’Italia meritava chiarezza. Se davvero non c’è nulla da nascondere, perché non rivelarne il contenuto? Oltre ad esprimere la solidarietà in occasione di eventi tragici, la politica ha il dovere di essere trasparente. Napolitano più di tutti. Anche in questo, il nostro Presidente è ormai lontano dalla realtà e da ciò che chiede l’Italia”.
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