Mancano le coperture, rinviato il decreto sull’Imu. Sì al piano di dismissioni: lo Stato cederà quote di Eni e Fincantieri.
Non è ancora il momento per abolire la seconda rata dell’Imu. Mancano all’appello 400 milioni per esentare dal pagamento dell’Imposta municipale unica anche i proprietari dei terreni agricoli. Il Consiglio dei ministri ha deciso di prendere tempo e rinviare alla prossima settimana ogni decisione.
Letta e Saccomanni sfrutteranno questo periodo di stand-by per individuare la copertura economica necessaria a far rientrare nell’esenzione anche i terreni agricoli e non solo le abitazioni. Il Pdl-Forza Italia è già tornato all’attacco su questo tema, cavallo di battaglia di Berlusconi nell’ultima campagna elettorale. Ma per il premier Enrico Letta non c’è alcun caso Imu.
“Gli impegni saranno rispettati e il rinvio è solo formale, per una questione tecnica”.
Ufficialmente la pausa di riflessione è stata decisa perché il decreto seguisse gli stessi tempi della rivalutazione delle quote di Bankitalia, che attende il via libera da parte della Banca centrale europea. Tuttavia, lo stop sarebbe provocato anche dal rischio di dover far pagare l’imposta agli agricoltori.
“I continui rinvii del governo non sono un buon segnale. Famiglie e imprese hanno bisogno di certezze e rimandare alla prossima settimana il decreto che abolisce il pagamento della seconda rata Imu certamente non lascia tranquilli – ha affermato Maurizio Gasparri, vicepresidente dei senatori del Pdl-Fi -. Sarebbe in ogni caso assurdo far pagare questa tassa iniqua a un settore ampiamente vessato e in gravissime difficoltà”.
Intanto, il governo ha deciso per un altro rinvio, che questa volta darà parzialmente ossigeno ai contribuenti: è stata spostata dal 30 novembre al 10 dicembre la scadenza per i pagamenti degli acconti fiscali 2013. In cambio del risparmio sull’Imu, lo Stato intende recuperare circa 2,4 miliardi di euro ed ha chiesto agli italiani di anticipare di più sui presunti importi di Irpef, Irap e Ires che dovranno essere liquidati il prossimo anno. Gli acconti consistono nel 100% dell’imposta sulle persone fisiche e nel 101 per cento dell’Ires.
L’altra decisione assunta nel corso del Consiglio dei ministri è quella di avviare il piano di dismissioni da 10-12 miliardi di euro. Lo Stato cederà quote non di maggioranza, circa il 40 per cento, di Enav, Stm, Cdp Reti, gasdotto Tag e Fincantieri. Inoltre, cederà una quota di controllo, pari al 60 per cento, di Sace e Grandi Stazioni, e un pacchetto del 3 per cento di Eni.
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