“Ricadere nell’instabilità e nell’incertezza” ? Impossibile. Sciogliere le Camere, come predica pericolosamente una parte non piccola e politicamente pesante del Pdl ? “Scelta arbitraria e impraticabile”, oltre che praticamente “fatale” per il Paese. “Prendere atto della sentenza”, rispettandola come si addice alle regole di uno stato di diritto evitando al tempo stesso una drammatica crisi politica quale conseguenza di una rinuncia a quel governo delle larghe intese, alle quali al momento, come ha ricordato a tutti il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non esistono alternative? E’ l’unica strada percorribile…
Volenti o nolenti, considerato il quadro politico istituzionale e i timidi segnali di ripresa provenienti dall’economia e dai mercati finanziari dove, dopo anni bui caratterizzati da speculazione e imbarbarimento sembrano tornare i tempi della normalità, condizionata, ma normalità, tutti dovrebbero prendere atto che stare insieme, collaborare e non agitarsi, oggi conviene. La sentenza che condanna definitivamente Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere deve far riflettere perché il gran pasticcio del muro contro muro, con conseguente riconoscimento politico del ruolo di una magistratura chiamata a vigilare (anche in maniera dolosa) sulla politica e i suoi micidiali tentacoli di casta, ha aggravato ulteriormente i problemi senza risolverli.
E poniamoci volentieri ancora qualche domanda. Ma siamo davvero certi che le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, metteranno l’uomo ed il leader della destra italiana, fuori gioco definitivamente? Questo è molto improbabile. Quando nel 1994 il Cavaliere è sceso in campo lo ha fatto per coprire gli spazi incredibili di un vuoto politico pericolosissimo legato alla scomparsa dei vecchi partiti (a cominciare da Dc e Psi ) cancellati dalla bufera di Tangentopoli. Ma quando Berlusconi decise di impegnarsi in politica lo fece anche per difendere interessi colossali, suoi e della sua famiglia, prosperati miracolosamente grazie ai rapporti con quella partitocrazia che lo aveva coccolato e fatto crescere a dismisura. L’altra verità che non piace (a sinistra) è che Berlusconi, politicamente, con gli anni si è rivelato un vero leader, forte e carismatico, che malgrado i guai giudiziari, è riuscito a mettere in un angolo Pds, Ds, Pd e comprimari di turno (ulivisti, giustizialisti, girotondini, viola e fancazzisti) in cerca di autore e soprattutto di idee per governare.
Berlusconi, anche se pochi in queste ore sono disposti ad ammetterlo, è pronto a ricominciare. “Con lo spirito del ‘94 “ dice lui. Con gli acciacchi dell’età e delle batoste giudiziarie aggiungiamo noi che abbiamo ben presente il panorama politico culturale e sociale attuale, profondamente diverso dal quel lontano 1994 quando la politica, che pure usciva dal lavacro di Mani pulite, era ancora qualcosa di più radicato, di più serio. Era qualcosa nella quale moltissimi italiani, malgrado le delusioni, riponevano ancora speranze di cambiamento di una società minata dalla corruzione e dal malaffare.
Oggi la situazione è diversa, oggettivamente più complessa,con tantissimi soggetti politici nuovi che si affacciano alla ribalta ma che comunque stentano a collocarsi ed imporsi nell’attuale quadro politico parlamentare. Adesso si tratta di vedere cosa accadrà al Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. La prima uscita, malgrado l’inaspettato e grandissimo successo elettorale, non è stata delle migliori. Nel Pd che di fronte ad una crisi epocale come quella che stiamo vivendo, è preda di tentennamenti e lacerazioni, il tempo della chiarezza e dell’identità sembra allontanarsi con l’ampliarsi della crisi. A destra, in attesa del gran ritorno del partito azienda di Forza Italia (le riedizioni, al cinema come in politica non hanno mai portato fortuna), si frantuma ancora di più lo schieramento degli ex di An, ormai divisi in gruppi, gruppetti, fondazioni e cani sciolti privi di seguito corposo e soprattutto orfani di un vero leader.
Cosa dire della Lega? Il viale del tramonto è stato imboccato da tempo, molto prima degli scandali e i segnali di ripresa stentano a germogliare. Parlare poi di Casini, di Monti, di Fini e di quanti nell’idea del Grande centro, avevano ingenuamente sperato in un clamoroso ritorno della Balena Bianca, non ha davvero senso. E’ da qui che va ripreso il discorso della sentenza Mediaset e delle sue conseguenze. Al momento c’è solo un’Italia allo sbando con un volenteroso ma condizionatissimo presidente del Consiglio al quale Napolitano continua a chiedere di tenero duro in attesa che qualcosa cambi, soprattutto nel dna della politica e dei partiti che indegnamente la rappresentano.
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