“Avremmo voluto che il 2015 fosse stato l’anno dell’ultima riforma delle pensioni. Purtroppo così non sarà”.
Così il numero uno dell’Inps, Tito Boeri, ha commentato le misure previdenziali inserite nella legge di stabilità, all’interno della quale “ci sono interventi selettivi” che non faranno altro che “alimentare una domanda crescente” e che potrebbero produrre un aumento dei costi.
La posizione, molto chiara, è stata espressa durante la conferenza stampa di presentazione del Bilancio Sociale 2014, promosso proprio dall’Istituto.
La fotografia che viene restituita sottintende che il lavoro da fare sia ancora molto. A partire dal fatto che quasi un pensionato su due vive con un assegno inferiore ai mille euro al mese.
Dei 15,5 milioni di pensionati, circa 6,5, ovvero il 42,5%, percepiscono un assegno medio inferiore a mille euro mensili. Tra questi, il 12,1% non arriva a 500 euro al mese. Il 4,6% (724 mila persone) hanno invece un reddito medio mensile di oltre 4.300 euro.
Mediamente, gli assegni più bassi sono dei residenti al sud: 1.151 euro; al nord si sale a 1.396 euro, mentre al centro si arriva a 1.418 euro.
In calo, inoltre, la spesa per gli ammortizzatori sociali: lo scorso anno l’ammontare è stato di 22,593 miliardi di euro, dei quali 14,4 per prestazioni e 8,2 di contributi figurativi. La spesa complessiva è finanziata, spiegano gli esperti, per il 40,5 per cento dai contributi a carico di imprese e lavoratori e per il 59,9 per cento dagli oneri a carico dello Stato.
La spesa, al netto dei contributi figurativi, è stata di 14,407 miliardi di euro, in diminuzione dello 0,3% rispetto al 2013. Complessivamente 6,1 miliardi sono stati utilizzati per la cassa integrazione, 13,1 miliardi per le indennità di disoccupazione e 3,4 miliardi per le mobilità. La spesa, sempre rispetto all’anno precedente il rilevamento, registra una flessione sia per la Cig nel suo complesso – 592 milioni – sia per le disoccupazioni – 495 milioni – mentre si incrementa la spesa per la mobilità di 89 milioni di euro.
Il flusso di lavoratori beneficiari della Cig nel 2014 fa segnare un calo rispetto al 2013: si contano infatti 1,2 milioni cassintegrati lo scorso anno contro gli 1,5 del precedente rilevamento. Da sottolineare anche i numeri riguardanti l’occupazione pubblica: i lavoratori iscritti a tempo indeterminato sono complessivamente 2.953.021, in calo del 2,8% sul dato precedente. Questo riflesso è dovuto alle politiche di blocco del turnover, che peggiora sia il rapporto tra iscritti e pensionati della gestione pubblica sia il rapporto tra entrate per contributi versati e uscite per prestazioni pensionistiche.
Nei primi 9 mesi del 2015, invece, sono state liquidate complessivamente 109.796 pensioni anticipate rispetto all’età di vecchiaia contro le 84.840 dell’intero 2014. “Si rileva – spiega l’Istituto – un incremento consistente del peso della componente anzianità/anticipate nei primi nove mesi del 2015 rispetto all’anno 2014 sia nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (dove la percentuale di pensioni di anzianita’/anticipate sul totale delle decorrenti passa dal 22% del 2014 al 34% del 2015), sia nelle gestioni dei lavoratori autonomi (dove tale percentuale passa complessivamente dal 17% al 27%)”.
Un incremento che “dipende essenzialmente dalla normativa introdotta con la legge 214/2011 che, avendo aumentato i requisiti contributivi per il diritto alla pensione anticipata, ha di fatto causato un blocco dei pensionamenti di anzianità” cosa che ha permesso, per l’appunto, a “un numero consistente di soggetti” di “raggiungere la maggiore anzianità richiesta per questo tipo di trattamento”.
“Nel 2016 – ha detto Boeri – speriamo che ci sia un intervento strutturale sulle pensioni”, visto che “quest’anno si è scelta invece la strada interventi selettivi e parziali che creano asimmetrie”.
Il percorso sul tema della previdenza, dunque, deve ancora essere affrontato. A partire dall’impegno del governo, sicuramente sulla flessibilità slittata ormai al prossimo anno, fino a una riforma della governance dello stesso Inps.
E proprio su questo tema, il ministro Giuliano Poletti, a margine della presentazione dei dati dell’Istituto, ha affermato che questo tema “è sul tavolo e credo che riusciremo a intervenire rapidamente”. “La nostra prima scelta al riguardo – ha sottolineato – l’abbiamo già fatta scegliendo di avere un presidente e non un commissario”.
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