L’ISIS ha rivendicato l’attentato di ieri a Westminster, nel cuore di Londra. A compiere l’attacco è stato un “soldato del Califfato”: così si legge nel comunicato di Amaq, l’agenzia di informazione del gruppo jihadista, ripreso dal SITE.
Già ieri la polizia aveva detto di seguire la pista del terrorismo. L’attentatore è stato identificato come Khalid Masood: un cittadino britannico già noto all’intelligence, originario di Birmingham. Avrebbe agito da solo, ma “ispirato” dagli episodi di terrorismo internazionale degli ultimi anni: ad esempio l’attentato a Bruxelles del quale proprio ieri ricorreva l’anniversario.
Le vittime dell’attacco a Westminster sono quattro: oltre all’attentatore sono morti l’agente di polizia che ha accoltellato e due delle persone che ha investito con un SUV.
Secondo la BBC, la polizia ha eseguito almeno sette arresti in varie località del Regno Unito. Tre sono stati eseguiti stanotte, in due luoghi distinti a Birmingham. Secondo alcune testate, uno dei due – un appartamento sopra un negozio in Hagley Road – sarebbe l’abitazione dell’attentatore. Il SUV con il quale ha falciato i pedoni su Westminster Bridge sarebbe stato noleggiato nella stessa strada.
L’agente ucciso si chiamava Keith Palmer e aveva 48 anni. La sua agonia, in pieno giorno, sul selciato della piazza, è stata immortalata in decine di foto. Tra chi ha provato a salvargli la vita si è distinto Tobias Ellwood, deputato conservatore e sottosegretario agli Esteri, che gli ha praticato la respirazione bocca a bocca durante il massaggio cardiaco. Ellwood – che da giovane ha fatto carriera militare nelle Royal Green Jackets, arrivando fino al rango di capitano – ha perso un fratello in un altro attentato terroristico, a Bali nel 2002.
Le autorità hanno reso nota l’identità delle altre due vittime. La prima si chiamava Aysha Frade, un’insegnante di 43 anni di origine spagnola, sposata con un cittadino portoghese e madre di due bambini. L’altra vittima è Kurt Cochran, un cittadino USA che si trovava a Londra per festeggiare il 25° anniversario di matrimonio.
I feriti in tutto sono una quarantina, dei quali 29 ancora ricoverati in ospedale. Il vice capo della Metropolitan Police di Londra, Mark Rowley, ha detto alla CNN che sette versano in condizioni molto gravi. Sono state coinvolte anche due italiane: una, originaria di Roma, è ancora in ospedale, l’altra, di Bologna, è stata dimessa.
Sull’identità dell’attentatore, come si accennava, le autorità sono ancora in religioso silenzio. Ma l’uomo è stato fotografato, a terra e agonizzante, dopo essere stato colpito da agenti in borghese. Secondo le testimonianze, sarebbe un uomo di mezza età, di corporatura tarchiata e di aspetto “asiatico”, in questo caso riferito al subcontinente indiano.
Ieri Channel 4 e la tv panaraba al-Arabiya avevano fatto il nome di Trevor Brooks, un uomo di origini giamaicane che dopo essersi convertito all’Islam è diventato imam di una moschea a Clapton, alla periferia di Londra. Brooks – che dopo la conversione ha assunto il nome di Abu Izzadeen – è noto all’intelligence britannica come “predicatore d’odio” fin dal 2006. Ma la pista si è rivelata falsa: Dominic Casciani, un giornalista della BBC, ha scoperto che Brooks è in prigione, notizia poi confermata da suo fratello e dal suo avvocato.
Comunque si chiamasse, l’uomo ha seguito un copione già tristemente noto, quello dell’Intifada dei coltelli: ha colpito a casaccio nella folla, con oggetti di uso comune – un’auto, due coltelli – che tutti possono trasformare in armi. Sceso dall’auto che aveva appena lanciato sulla folla, ha aggredito gli agenti di guardia al palazzo di Westminster, che ospita il parlamento britannico. “Uno dei due è caduto a terra”, racconta Quentin Letts, un testimone oculare sentito dalla BBC, “mentre l’assalitore muoveva il braccio come se lo stesse accoltellando”.
Nel frattempo, l’altro agente “è scappato a chiedere aiuto”: nel Regno Unito gli agenti di polizia in servizio di guardia non sempre sono armati. A fermare l’attentatore sono stati “due uomini in borghese armati di pistola”, che hanno sparato “due o tre colpi” all’uomo, colpendolo a morte.
Fra i testimoni oculari c’è anche l’ex pugile italiano Maurizio Stecca, che oggi allena l’Italia Thunder, il team italiano che partecipa alla World Series of Boxing (WSB), un campionato di pugilato a squadre. Stecca era in visita a Westminster con la squadra, in occasione di un incontro con la rappresentativa inglese in programma stasera. “Mentre uscivamo le grida della gente ci hanno obbligato a guardare verso il cancello di ingresso”, ha raccontato all’agenzia DIRE:
È stato allora che ho visto un uomo armato con due grandi coltelli aggredire la guardia all’ingresso e colpirla ripetutamente, finché il poliziotto non è caduto a terra.
Numerose le iniziative prese nel mondo per ricordare le vittime. In tutto il Regno Unito si è osservato un minuto di silenzio alle 9.33 di stamattina, le 10.33 in Italia. Stasera è in programma una fiaccolata a Trafalgar Square. Tutte le bandiere sono a mezz’asta in segno di lutto.
La premier Theresa May, che durante l’attentato era dentro il palazzo di Westminster, ha definito l’atto “disgustoso e odioso”. “Non cederemo mai al terrorismo, non gliela daremo mai vinta”, ha detto oggi la May nel suo discorso in parlamento. ”Il male non ci sconfiggerà, i nostri valori sono più forti e vinceranno”. Dello stesso tenore il commento del sindaco di Londra, Sadiq Khan: “I londinesi non si faranno mai intimidire né piegare dal terrorismo”.
La regina Elisabetta ha rinviato l’inaugurazione del nuovo quartier generale di Scotland Yard per motivi di sicurezza.