L’ex presidente israeliano Shimon Peres è morto stanotte nell’ospedale Tel ha-Shomer di Tel Aviv, dov’era ricoverato dallo scorso 13 settembre per un ictus. Aveva 93 anni.
Presidente della Repubblica dal 2007 al 2014, è stato uno dei decani della politica israeliana. Vinse il premio Nobel per la pace 1994 per il suo ruolo nelle trattative che avevano portato, l’anno prima, alla firma degli accordi di Oslo, premio condiviso con l’allora premier Yitzhak Rabin e il capo dell’OLP Yasser Arafat. Anche se da allora molti punti del testo sono rimasti lettera morta, quello fu il primo trattato di pace a portare le firme di leader israeliani e palestinesi.
Nato nel 1923 con il nome di Shimon Perski, in una cittadina della Polonia poi passata all’URSS e alla Bielorussia, si trasferì nel 1934 in quello che allora era il mandato britannico di Palestina. Partecipò alla politica dello Stato ebraico fin dalla sua fondazione, nel 1948. All’inizio era un “falco” e l’erede designato di David Ben Gurion. Da direttore generale del ministero della Difesa avviò il programma nucleare israeliano, la cui esistenza non è mai stata confermata o smentita in via ufficiale da Tel Aviv. Ma poi, dando prova di pragmatismo, passò a sostenere la necessità di trattare con i palestinesi per ottenere una pace duratura, senza mai arretrare sul tema della sicurezza di Israele.
Nel 1967, dopo la guerra dei Sei giorni, partecipò alla trasformazione del vecchio Mapai nel Partito laburista israeliano. Ne fu nominato segretario nel 1977. Nel 1984 diventò primo ministro in un governo di unità nazionale con il Likud, alternandosi alla guida dell’esecutivo con il rivale Yitzhak Shamir.
Nel 1992 Rabin lo sconfisse nelle primarie laburiste, ma poi, quando fu eletto a sua volta premier, lo nominò ministro degli Esteri. Peres subentrò alla guida del governo dopo l’omicidio di Rabin, nel 1995, da parte di un estremista sionista contrario al processo di pace. L’anno successivo, nelle elezioni politiche, fu sconfitto per un soffio da Benjamin Netanyahu. Tornò al governo, sempre come ministro degli Esteri, nel primo governo di unità nazionale guidato da Ariel Sharon, subentrato nel frattempo a Netanyahu alla guida del Likud. Nel 2005 seguì Sharon nella fondazione di Kadima, un partito centrista che si proponeva di riprendere il negoziato di pace.
Nel 2007 fu eletto presidente della Repubblica. Nonostante l’età già avanzata – nell’ultimo anno e mezzo del suo mandato, finito a luglio 2014, era il capo di Stato più anziano del mondo – è stato attivo fino all’ultimo nella ricerca della soluzione pacifica. Uno dei suoi ultimi atti da presidente fu un incontro di preghiera in Vaticano con il leader OLP Abu Mazen, sotto gli auspici di papa Francesco. Poi si dedicò al Peres Center for Peace, la ONG che aveva fondato a Giaffa nel 1996.
Il premier Netanyahu ha pubblicato un comunicato in cui, insieme alla moglie, esprime “profondo dolore per la morte di una persona cara alla Nazione intera”. Il presidente USA Barack Obama ha ricordato la sua “visione della dignità umana e di un progresso verso il quale lui sapeva che le persone di buona volontà avrebbero potuto avanzare insieme”.
“Nella sua vita e con le sue azioni mio padre ci ha lasciato in eredità il domani”, ha detto alla stampa il figlio, Chemi Peres:
Ci ha ordinato di edificare il futuro di Israele con coraggio e saggezza, e di spianare sempre strade per un futuro di pace.
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