L’inquinamento uccide più in Italia che nel resto d’Europa. Lo sostiene un rapporto sulla qualità dell’aria in Europa pubblicato stamattina dell’Agenzia europea per l’ambiente, in concomitanza con il vertice sul clima di Parigi: su 491 mila decessi prematuri provocati in tutta Europa dall’inquinamento, ben 84 mila sarebbero avvenuti nel nostro paese.
I dati del rapporto risalgono al 2013 e prendono in esame 40 paesi europei, tra cui i 28 stati membri della UE. Le stime degli esperti dell’AEA coprono anche numerosi casi in cui le vittime sono state esposte a due o più agenti inquinanti, che è la ragione per cui le somme sembrano non tornare.
Gli inquinanti legati al numero più alto di morti – 400 mila in tutta Europa, quasi 60 mila in Italia – sono le famigerate PM2,5 o polveri sottili: particelle talmente piccole da riuscire non solo a insinuarsi nei polmoni, superando i filtri microscopici dell’apparato respiratorio, ma anche a entrare nella circolazione sanguigna insieme all’ossigeno che respiriamo, entrando a contatto diretto con gli apparati più delicati del nostro organismo. Da qui, come si legge nel rapporto, “può causare o aggravare le patologie cardiovascolari e polmonari, gli infarti cardiaci e le aritmie, e può provocare il cancro”.
L’Italia detiene il primato europeo, 21 mila su 72 mila in Europa, di persone morte dopo essere state esposte al biossido d’azoto (NO2), prodotto dalla combustione dei carburanti, soprattutto diesel.
Sul banco degli imputati c’è anche l’ozono (O3): negli strati superiori dell’atmosfera ci difende schermando i raggi ultravioletti del sole, ma quando si concentra vicino a terra il suo alto potenziale di ossidazione danneggia l’apparato respiratorio, e contribuisce all’insorgere di patologie dalla bronchite all’asma e alle cardiopatie, a loro volta responsabili di circa tremila decessi in Italia, un altro primato sul totale europeo di 16 mila.
L’inquinamento da ozono è tanto più pericoloso in quanto è difficilmente evitabile: la molecola è un prodotto della reazione della luce solare con gli idrocarburi e gli ossidi di azoto che si liberano bruciando combustibili fossili. Nell’anno preso in esame, il 15% degli abitanti dei 28 stati UE ha respirato aria il cui tenore di ozono supera il limite stabilito da Bruxelles; ma se invece si prende come riferimento la soglia di concentrazione raccomandata dall’OMS, la percentuale di abitanti esposti al fattore di rischio si impenna al 98%.
Le buone notizie nel rapporto riguardano le emissioni di anidride solforosa (SO2), tagliate da leggi sempre più rigorose sulla depurazione delle emissioni industriali e sul contenuto di zolfo nei carburanti, così come il monossido di carbonio (CO), il benzene e i metalli pesanti. Il benzopirene, prodotto dalla combustione del legno, raggiunge una concentrazione preoccupante solo nell’Europa centrale e orientale.
Com’era lecito aspettarsi, la Pianura Padana si conferma l’area più inquinata d’Italia. Nell’anno preso in esame, a Milano, Monza, Brescia, ma anche a Torino la concentrazione media di PM2,5 ha superato il limite fissato dalla UE in 25 microgrammi per ogni metro cubo d’aria. Il quadro peggiora se si prende come riferimento il limite – anche qui molto più basso – raccomandato dall’OMS, 10 microgrammi per metro cubo: lo superano anche Venezia (che per la verità sfiora la soglia superiore), Roma, Napoli, Firenze, Bologna e Cagliari.
F.M.R.
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