Jo Cox non ce l’ha fatta. La deputata laburista inglese aggredita ieri è morta nel pomeriggio per le ferite riportate. Era stata accoltellata e finita con tre colpi di pistola da un uomo che ha gridato più volte uno slogan xenofobo.
L’attacco è avvenuto per strada, a Birstall – tra Leeds e Bradford, nel cuore industriale dello Yorkshire, nell’Inghilterra del nord – mentre la parlamentare stava andando all’incontro settimanale con gli elettori della sua circoscrizione, un’antica tradizione della democrazia britannica. Le sue condizioni erano sembrate disperate da subito. È stata dichiarata morta nel tardo pomeriggio a Leeds, dov’era stata portata in eliambulanza: tutti i tentativi di rianimarla sono stati inutili.
Jo Cox stava per compiere 42 anni e aveva due figli piccoli. Era sposata con Brendan Cox, anche lui esponente laburista e già consulente dell’ex premier Gordon Brown. Era stata eletta alla Camera dei Comuni l’anno scorso: prima aveva lavorato per Oxfam, una delle più grandi ONG di aiuto umanitario. Nella sua breve carriera parlamentare aveva sostenuto un’iniziativa internazionale per fermare la guerra in Siria, difeso l’apertura dei confini britannici ai profughi e partecipato alla campagna contro il Brexit.
La polizia ha rivelato nome e cognome dell’uomo fermato per l’omicidio: si chiama Tommy Mair, è un uomo di 52 anni originario di Batley, una cittadina dei dintorni. Gli inquirenti non commentano ancora le motivazioni dell’attacco, ma parlano di “gesto isolato”. I testimoni gli hanno sentito gridare “Britain First” (“Prima la Gran Bretagna”), slogan nazionalista e nome di un movimento xenofobo inglese. Ma il movimento si è dissociato dal gesto e sostiene di non tollerare la violenza.
Mair conduce una vita solitaria, ma secondo il Southern Poverty Law Center, una ONG americana che si occupa di diritti civili, ha avuto contatti con la National Alliance, un movimento razzista attivo negli USA fino al 2013. Fra l’altro, nel 1999 avrebbe acquistato un manuale che spiegava come fabbricarsi una pistola in casa. Questo sembra confermare i racconti di alcuni testimoni, che hanno notato l’aspetto strano dell’arma usata nell’attacco.
Mair seguirebbe anche altri gruppi di suprematisti bianchi attivi in Sudafrica. Per l’Independent, da circa dieci anni sarebbe un assiduo lettore della Springbok Cyber Newsletter, la rivista online dello Springbok Club, mentre secondo il Telegraph sarebbe un simpatizzante del White Rhino Club, i “rinoceronti bianchi” nostalgici dell’apartheid.
Alla notizia dell’aggressione, prima ancora che la Cox fosse dichiarata morta, entrambi i comitati hanno sospeso le campagne elettorali pro e contro l’uscita del Regno Unito dalla UE. Il primo è stato Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra che guida la “fronda” antieuropea all’interno del Partito Conservatore, contro il premier David Cameron.
L’omicidio ha provocato un’ondata di commozione e indignazione che potrebbe condizionare il referendum. Nei giorni scorsi i pro-Brexit avevano fatto segnare un’impennata di consensi, superando gli europeisti secondo tutti i sondaggi. Ma prima di ricalcolare le intenzioni di voto, il Regno Unito deve interrogarsi sugli errori e sulle mancanze che hanno permesso di uccidere una parlamentare in pieno giorno. Quantomeno, entrambe le parti hanno lasciato intendere che lo stop alla campagna referendaria serva a quello.
La riflessione potrebbe iniziare dalla notizia rivelata stamattina dal Times: negli ultimi tre mesi, Jo Cox aveva ricevuto diverse minacce, ma la pratica di revisione delle misure di protezione era ancora aperta.
“Oggi inizia un nuovo capitolo delle nostre vite”, ha scritto Brendan Cox. “Più difficile, più doloroso, meno allegro, meno pieno d’amore”.
Io e gli amici di Jo e la sua famiglia lavoreremo in ogni momento delle nostre vite per amare e far crescere i nostri figli e per lottare contro l’odio che l’ha uccisa. L’odio non ha credo, razza o religione. L’odio è velenoso.
F.M.R.
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