Cheope, Chefren e Micerino. Ossia, Juve, Roma e Napoli. In rigoroso ordine di grandezza. Proprio come le tre piramidi d’Egitto. E’ lo specchio del nostro campionato al termine del girone d’andata. Ma, c’è da giurarci, saranno le prime tre anche sotto la bandiera a scacchi. Probabilmente in quest’ordine anche se il Napoli sta cominciando a trovare una quadratura tattica che sembrava molto complicata da raggiungere. E il fragoroso successo esterno, 0-3, sul difficilissimo campo di Verona testimonia, oltre ai tre gol all’attivo, con tanto di primo urrà stagionale in campionato per Insigne, un’inconsueta impermeabilità difensiva.
Sul piano strettamente numerico, persino meglio la Roma. Un 4-0 al malcapitato Genoa che, pur non rappresentando un test probante come l’Hellas per i partenopei, poteva accampare qualche “speranziella” alla luce delle tante assenze in casa giallorossa. Ma la Roma ha pigiato subito sull’acceleratore con la convinzione di chi vuol chiudere quanto prima la pratica. E lo ha fatto offrendo al pubblico anche un capolavoro balistico quale la rete in rovesciata di Florenzi e restituendo gol e sorriso a capitan Totti.
Ma i riflettori di giornata non possono che appuntarsi sull’ennesima prestazione da incorniciare della capolista: 4-1 esterno e per nulla semplice con un Cagliari che era persino andato in vantaggio e, dopo il pari di Llorente, aveva costretto agli straordinari Buffon. La vittoria juventina è maturata nei venti minuti finale grazie, soprattutto, all’ingresso in campo di un Marchisio finalmente parso sui suoi migliori livelli. Suo il gol apriscatole del 2-1 con un magnifico bolide dalla distanza. Ora fanno 52 punti in classifica per una proiezione finale che vedrebbe i bianconeri infrangere abbondantemente il muro dei 100 a fine stagione. Undicesima vittoria di fila, peraltro, e primato societario che resisteva dal 1931/32 aggiornato. E tutto lascia presagire che la messe di record non si placherà. Sembrava un’era geologica fa quando si festeggiavano le clamorose dieci vittorie consecutivi del “maghi” giallorossi. Non sono passati neanche tre mesi. Questo rende ancor più spaventoso il cammino dei “mostri” torinesi. Perché tali devono essere considerati. Ancor più in ragione del valore delle due concorrenti.
Dietro le tre piramidi, il deserto assoluto. Un’Inter che, nonostante l’avvento del nuovo proprietario, resta un’incompiuta. Senza gioco e con pochissima qualità individuale. E non pare in procinto di smuovere chissà cosa sul mercato. La Lazio, uscita dalla telenovela-Petkovic nel peggiore dei modi possibili, ha scelto come nuovo allenatore…il vecchio allenatore, Reja. Già protagonista di una riuscita rianimazione nel 2010, quantomeno il goriziano garantisce conoscenza dell’ambiente e capacità di proteggere meglio la fragile difesa. Per il gioco passare oltre. La Fiorentina rimane una bella squadra ma senza il pugno del k.o quando conta. Resta il Milan. La surreale rimonta da 0-2 a 4-2 con il Sassuolo con annessa quaterna di Berardi dice forse ancor più di una classifica da incubo, non fosse che le ultime tre vanno veramente piano.
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