L'esultanza di Ruiz dopo aver segnato il gol-partita con l'Italia
Martedì a Natal contro l’Uruguay si giocherà con due risultati utili su tre. Potrebbe bastare, infatti, un pareggio per accedere agli ottavi. Fine delle buone notizie. E mai avremmo immaginato di dover metterci a fare calcoli prima delle 18 di oggi.
La Costa Rica ha vinto 1-0 e, udite udite, con pieno merito. Come ammesso anche da Prandelli nell’intervista a caldo. “Hanno meritato. Sono stati più aggressivi e ripartivano sempre con gamba“, le prime parole del nostro Ct.
Cesare Prandelli
E non possiamo nemmeno chiamare in causa le temute condizioni climatiche paventate alla vigilia: 29° a Recife e pure un leggero venticello a stemperare l’arsura del sole.
Semplicemente, un’Italia troppo brutta per essere vera. Non ha funzionato nulla. Il palleggio insistito esibito con gli inglesi non si è visto quasi mai e, quando gli azzurri sono riusciti a inanellare qualche passaggio consecutivo, è mancata precisione, velocità nella trasmissione del pallone, idee. Con in più una condizione atletica precipitata al livello della penosa amichevole pre-mondiale con il Lussemburgo.
A centrocampo ha regnato sovrana una confusione e un’approssimazione imbarazzanti anche nei più elementari appoggi in orizzontale. I palloni persi, a fine gara, si conteranno con il pallottoliere. Affatto meglio la difesa con un Chiellini che è riuscito nell’impresa quasi impossibile di replicare le topiche di Paletta. Tante palle perse anche dietro, appoggi al rallentatore per Buffon e, su uno di questi, l’arbitro, il cileno Osses, è stato sin troppo benevolo con il centrale juventino. Sarebbe stato un rigore ineccepibile. Se ne parlerà poco o nulla solo perchè di lì a un minuto il destino decideva di restituire, almeno in parte, il maltolto con il gol del vantaggio costaricano a firma Ruiz. Di testa. Altro tasto dolente della nostra traballante difesa. Il pallone colpisce l’interno della trasversale e rimbalza alle spalle di un incolpevole (lui sì) Buffon. Anche il gol technology conferma impietoso. E’ il 44′ del primo tempo. Tutta una ripresa per riordinare le idee e raddrizzare un match nato male. Nella ripresa, invece, non succederà più nulla. Il punteggio non cambierà più. Festa più che legittima per i “Ticos” e la marea rossobiancoazzurra che affolla l’Arena Pernambuco.
Anche l’attacco male: Balotelli, solo soletto, la vede poco e quando viene imbeccato da verticalizzazioni finalmente calibrate, prima si divora il possibile 1-0 con un pallonetto finito a lato e poi scarica di rabbia su Navas un bolide, troppo centrale però per creare autentici patemi all’estremo del Levante. Nella ripresa, poi, SuperMario non pervenuto. Prandelli, fiutata l’aria, ha tentato di allargare il fronte offensivo inserendo prima Cassano, poi Insigne e, infine, come mossa della disperazione, anche Cerci. Abbiamo iniziato con l’annunciato 4-1-4-1 e abbiamo finito con 4 punte. Esito: un diagonale di Darmian alzato in angolo da un ottimo Navas e un’incursione centrale di Insigne che, anzichè effettuare una giocata semplice, tenta una sorta di gioco di prestigio: palla nella tribuna della torcida centroamericana.
E in chiusura si è rischiato in almeno due occasioni l’incredibile 2-0 che ci avrebbe costretto ad affrontare l’Uruguay con ben altre prospettive.
Una partita nata sotto i peggiori auspici, si è detto, con Borges che, dopo una manciata di minuti, poteva staccare di testa in piena solitudine ma spediva alto. Azione nata, tanto per cambiare, da calcio d’angolo. Ad ulteriore riprova della nostra inconsistenza nel gioco aereo e, in particolare, su palla inattiva.
Con un centrocampo che fatica a proporre anche le trame più elementari con Marchisio sotto tono, De Rossi schiacciato sulla linea difensiva, Candreva sembrato il fratello scarso di quello ammirato con l’Inghilterra e Darmian, con l’attenuante di dover giocare sulla fascia opposta, molto timido nel proporsi ( e la catena Candreva-Darmian era stata una delle chiavi della vittoria di Manaus), la luce poteva accenderla solo Andrea Pirlo. Ed è proprio dal regista bianconero, nella prima occasione con l’ausilio di una spizzata aerea di Thiago Motta (per il resto generoso ma con evidenti limiti tecnici), che nascono i due suggerimenti per Balotelli che avrebbero meritato miglior sorte. Poi, di nuovo buio. E alzi la mano chi ricorda di un Pirlo derubato almeno tre volte del pallone dopo esserne entrato in possesso. Oggi pomeriggio si è visto anche questo.
Prima del rigore negato a Campbell e della successiva rete decisiva di Ruiz, anche le pericolose conclusioni da fuori di Bolanos (grande intervento di Buffon) e dello stesso Ruiz, e l’immancabile colpo di testa nell’area piccola azzurra che si perde di poco alto.
Nei venti minuti finali, quando ormai era chiaro che la porta di Navas non l’avremmo più vista neppure con il binocolo, abbiamo dovuto subire anche gli olè di scherno dei tifosi dei “Ticos” al palleggio insistito dei propri beniamini.
Sicuramente, la Costa Rica si è dimostrata anche con noi una squadra degnissima. Ma ha fornito una prestazione semplicemente ordinata. Nulla di trascendentale. E lo spauracchio Campbell ha sì giocato una buona gara, ma di sacrificio. Neppure tra i migliori dei suoi. Ed è questo che lascia ancor più sconcertati.
Abbiamo fatto tutto noi. Ma solo nel male. “Sottovalutazione dell’avversario? Non credo. Certo, se fosse così sarebbe gravissimo”, ha detto al proposito Prandelli.
“Non hanno funzionato le verticalizzazioni. Le due volte che ci siamo riusciti abbiamo messo Mario in condizione di far male. Lì la partita sarebbe potuta girare. Ma sul piano dell’impegno non posso rimproverare nulla ai miei ragazzi. Hanno dato tutto. Come sempre“, il commento forse addirittura eccessivamente benevolo del Ct. In realtà, non solo non hanno funzionato le verticalizzazioni, peraltro con l’assenza di Verratti, demandate al solo Pirlo, ma neppure il più semplice e meno rischioso fraseggio in orizzontale.
Contro l’indecifrabile, ma pericolosissimo Uruguay (che non battiamo, peraltro, dal 2-0 degli ottavi di Italia ’90…) servirà un deciso cambio di passo. Anche atletico. Sapendo che, con ogni probabilità, se dovessimo qualificarci, lo faremmo come secondi. Perdendo l’opportunità di infilare il corridoio forse più “appetitoso” del tabellone (Costa d’Avorio e Olanda), finendo, invece,nell’altra parte con l’ombra lunga delle frecce colombiane minacciosa all’orizzonte e, più in là, il Brasile.
I numerosissimi tifosi della Costa Rica
Per ora, è “pura vida” per davvero. Ma solo per Costa Rica. Il paese più felice del mondo. Con una qualificazione agli ottavi già in tasca, avrà un motivo in più per esserlo.
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