La famiglia. Dal 1900 in poi sono stati pubblicati oltre 12 mila studi di ogni genere sul nucleo elementare della società umana. Nonostante le numerosissime ricerche, manca però una definizione sufficientemente esauriente che ne raccolga aspetti e funzioni.
Per la nostra Costituzione (art. 29) “la famiglia è un unione socialmente riconosciuta di un uomo e una donna e dei loro figli”. Per gli economisti classici era “un luogo di produzione e di conservazione della ricchezza”. Per i sociologi è “l’unità fondamentale dell’organizzazione sociale”, per i biologi è “un gruppo biologico”. Al di là delle differenti definizioni, lo sviluppo storico della famiglia nelle varie epoche e culture trova una struttura universale dell’istituto familiare, costituito dal nucleo genitori e figli.
In una società post-industriale, la crisi economica va a coincidere con la crisi dei valori dovuta a un processo molto rapido di cambiamenti nei quali la famiglia si muove con un profondo disagio operativo. Sono mutati gli schemi interpretativi dei rapporti coniugali e familiari, i ruoli uomo donna si sono quasi pareggiati. Il matrimonio ha perduto importanza sul piano istituzionale e la perdita della stabilità è dimostrata dall’elevato numero delle separazioni e dei divorzi. La vita domestica è assorbita dalla logica del profitto, a danno della profondità e della ricchezza delle relazioni tra i familiari.
I disturbi della dinamica di queste relazioni producono varie modalità di invalidazione, da una parte il disconoscimento dell’autorità genitoriale, dall’altra la mancanza di riferimenti e regole di cui necessitano i figli, che in balia delle onde possono arrivare fino al limite delle turbe mentali. Laddove esista la mancanza di riferimenti affettivi all’interno del proprio nucleo familiare, si cercano legami importanti al di fuori, come nelle esperienze fallimentari delle famiglie comunitarie degli anni Settanta.
Sembrerebbe un panorama apocalittico, in realtà la famiglia richiede soltanto nuovi criteri di lettura di una società che ha dato origine a nuovi valori di democrazia, di libertà, di partecipazione, aspetti che l’umanità del passato nella famiglia patriarcale non aveva mai considerato.
Il ruolo della famiglia era e rimane la prima sede del contesto educativo, il primo luogo di formazione della personalità dell’individuo, il primo luogo affettivo e sociale dove il bambino dovrebbe sperimentare una dipendenza dalla quale nel momento giusto distaccarsi serenamente per trovare l’autonomia è questo il luogo di apprendimento dei valori, dove si acquista il senso morale delle cose. Giustizia e ingiustizia, falso e vero, bene e male sono concetti che determinano i primi comportamenti. Già negli anni Cinquanta psicanalisti come John Bowlby, René Spitz, Mary Ainswort hanno studiato gli effetti negativi, anche gravi, prodotti dalla privazione di cure e considerazione di vario genere da parte dei genitori, in particolare della madre, Per tutti questi studiosi il bambino privo di cure genitoriali, presentava carenze di vario genere, anche gravi sul piano della capacità di linguaggio, di socializzazione e di controllo dell’impulsività, e dello sviluppo intellettuale in generale.
La famiglia nucleare di oggi appare un luogo dove i nonni hanno un ruolo attivo: nel pieno del loro vigore sostituiscono i genitori al lavoro; il bambino è oggi accudito con maggiore cura, anche se affidato troppo spesso alla tv, che talvolta ha il ruolo di baby sitter, con il rischio di crescere sulla base di esperienze sostitutive di quelle reali, con un’idea non sempre corretta della realtà. I bambini iperprotetti di oggi hanno i genitori che prevedono tutto per loro. Sempre difesi, anche quando non dovrebbero esserlo, trovano tutto pronto e facile; abituati a essere sempre accontentati, scambiano ogni richiesta per un diritto, motivo per cui gli eventuali ostacoli nella vita sociale e lavorativa potranno riservare loro disagi e frustrazione. Un altro atteggiamento diffuso tra i genitori è quello di lasciare i figli senza vincoli, in totale libertà. In questi casi i ragazzi si ritrovano ad essere dotati di enormi capacità decisionali, che però possono essere influenzate in senso negativo da una realtà esterna che può travolgerli dall’ondata modaiola del momento, senza alcun filtro interpretativo della realtà. Le tendenze sociali rischiano di essere confuse con la formazione della propria identità personale.
Ma come si realizza il compito dei genitori? Quali sono i valori da insegnare ai nostri figli? Innanzitutto, i genitori dovrebbero imparare a navigare il flusso della società fra caos e rigidità. Se navigando il fiume ci si avvicina alle due rive, questo è causa di una serie di problemi: da una parte il caos, ovvero una condizione di assenza di controllo; dall’altra, con la rigidità ci sarà il controllo su tutto ciò che ci circonda, che si tratti di persone o cose, quel controllo eccessivo che porta alla mancanza di capacità di adattamento. Tutti noi facciamo la spola tra queste due sponde, durante le giornate della nostra vita, soprattutto nei momenti difficili della cura dei nostri figli. Quando siamo più vicini alle sponde del caos e della rigidità, siamo più lontani dalla salute mentale ed emotiva. Per rimettersi nel flusso del benessere bisogna lavorare alla formazione dell’identità, attraverso la trasmissione di una sana conoscenza dei reali valori della vita e delle virtù.
“Se vuoi vedere tuo figlio felice per un giorno, fagli un regalo; se lo vuoi vedere felice per tutta la vita, insegnagli a vivere”. (M. Grünbergher ).
Pugliese, classe '73. Allieva di Vezio Ruggeri presso la cattedra di Psicofisiologia Clinica. Nel 2001 consegue la Laurea in Psicologia Clinica e di Comunità presso l'Universita "La Sapienza" di Roma, con tesi sperimentale sulle relazioni tra pubblicità che invitano al consumo di alcool e conseguenti modifiche nell'attivazione fisiologica del riflesso psico-galvanico. Nel 2003 comincia a pubblicare articoli su salute e sanità su vari periodici. Successivamente consegue un master in Sessuologia presso l'Aisc, e la specializzazione in Psicoterapia cognitivo comportamentale. Nel 2007 è responsabile psicologo del comune di Sant'Angelo Romano. Nel 2008 è assessore tecnico di indirizzo e verifica di Sanità e Servizi sociali per il comune di Mentana. Approva i piani di zona del 2008 - 2011 con il comune di Monterotondo capofila. Delegata dall’assessore ai Servizi sociali del comune di Palombara approva i piani distrettuali di “Pubblica Istruzione”, con Tivoli comune capofila nel 2009. Ha svolto attività di formazione in comunicazione efficace d'azienda. Sostenitrice della forte relazione mente-corpo si è occupata di preparazione atletica nella gestione dello stress. Ha approfondito le strategie di attivazione e misurazione dell'intelligenza presso l'Italian hospital group dal 2008 e il Sert dell'Asl Rmg. Dal 2009 è libero professionista, specialista nella cura di disturbi d’ansia, panico, disturbi alimentari, Adhd (iperattività infantile), disturbi specifici dell'apprendimento. È consulente tecnico di parte in ambito peritale per la certificazione del danno psicologico. Si occupa di mediazione familiare, strategie di genitorialità, di tutela e sviluppo dell'intelligenza e della salute psicologica dei minori.
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