E’ nata la manovra ‘tirare a campare’. Tirare la cinghia, per continuare a campare. Probabilmente peggio. Non ci aspetta un gran 2020. Il governo e la maggioranza giallo rossa che lo sostiene hanno provato a fare del loro meglio ma quello che è venuto fuori con la faticosa approvazione del documento di economia e finanza che accompagnerà la legge di bilancio è un minestrone di piccole cose e con nessuna che consenta di dire siano di fronte ad una svolta.
In verità in queste ore quel momento pasticciato e confuso gli addetti ai lavori ovvero industriali, sindacati, esperti, istituzioni comunitarie, organizzazioni sociale e chi più ne ha più ne metta lo avevano inquadrato bene fin dall’inizio da quando cioè i partiti della maggioranza e i ministri interessati avevano cominciato ad elaborarlo tra liti furibonde e ripensamenti continui.
Il governo nel corso di un consiglio dei ministri finito all’alba ha rispettato la regola che voleva quel disegno di legge presentato ai vertici di Bruxelles in queste ore. Ma c’è da chiedersi doverosamente: Giuseppe Conte cosa ha presentato agli amici della comunità? La risposta ovviamente è nel documento stesso e nella sua prefazione “politica” quando dice che quelle proposte fatte dall’Italiano sono “salvo consenso”. Il governo in altre parole ha presentato una manovra da 23 miliardi per la quale un assenso accettato e condiviso da tutti in effetti non c’è.
Ma c’è anche di più e di peggio: la manovra è fatta sforando il deficit e soprattutto con una contabilità ballerina dove sono state incastrate cifre ed iniziative soprattutto in materia sociale e fiscale tutte da verificare. Possiamo parlare di un bluff? Sicuramente se pensiamo al fatto che si è cercato di aggiustare i conti sulla pelle del ceto medio, già tartassato oltre ogni logica, e soprattutto facendo riferimento ad una stretta in materia di evasione fiscale tutta da verificare ma che intanto in termini di nuove entrate è stata già archiviata nelle norme inviate a Bruxelles.
In piena crisi economica e con una ulteriore spinta verso la recessione alle porte abbiamo pensato bene di non garantire al sistema nuovi importanti investimenti che possano stimolare la ripresa. L’avevano richiesto le organizzazioni imprenditoriali ma era la logica delle cose ad imporre questa scelta. Si è preferito riaggiustare i conti cercando di convincere gli italiani che il loro futuro cambierà non appena cominciarono a pagare con il bancomat piuttosto che con il denaro contante.
In quel documento non ci sono segnali importanti strategici di largo respiro. Del cuneo fiscale ovvero del diabolico combinato disposto dei prelievi fiscali e previdenziali si parla poco e male. Di flat tax nemmeno l’ombra almeno per le categorie più colpite dalla pressione tributaria. Di risorse per il rilancio industriale abbiamo già detto:siam0o di fronte ad un autentico nulla.
Facciamo una manovra dunque dove tutto è ballerino, dai conti alle coperture e alle scadenze. Meno male che la follia recessiva non si è abbattuta sulle norme varate dal primo governo Conte ovvero “quota cento” e “reddito di cittadinanza”, obiettivi raggiunti ma ancora in bilico sul quale pure il Pd voleva mettere le mani per racimolare qualche soldo per m rendere credibile una manovra autenticamente fantasma.
Vedremo cosa accadrà strada facendo. Ma appare chiaro che un governo che presenta simili credenziali ha ben poca strada davanti a sé. Cosi come purtroppo anche gli italiani sembrano per il momento condannati ad un futuro fatto di ulteriori rinunce e ristrettezze.
Enzo Cirillo
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