Le sardine si ridimensionano. No, tranquilli. Non si allarmino coloro che inneggiano al nuovo movimento che ha dato un assist di non poco conto ad un Pd che in Emilia Romagna sembrava vicino a non rieleggere il presidente di Regione uscente, Stefano Bonaccini, riconfermato con uno scarto di 8 punti sulla candidata della Lega, Lucia Borgonzoni.
Né esultino coloro che irridono alle performance di quel Mattia Santori, la sardina leader, che si compiace di farsi immortalare con il fotografo che ha definito la tragedia del Ponte Morandi, qualcosa che non interessa a nessuno. Un’uscita che ha costretto lo stesso Benetton (l’uomo che controllava Autostrade per l’Italia, società che a sua volta doveva gestire il ponte della tragedia) a recidere i legami con Toscani.
Le sardine che si rimpiccioliscono sono della specie marina appartenente alla famiglia dei Clupeidae. Una specie pelagica costiera dalla forma slanciata e snella che ha una lunghezza media di 15 centimetri., raramente arriva ai 20. E’ un pesce azzurro abbondante lungo le nostre coste ed è un piccolo migratore: nel periodo della riproduzione si riunisce in banchi che si avvicinano alla costa e restano in prossimità della superficie; nei mesi invernali si allontana e si rifugia in acque profonde e più al largo. Si trova fino a 180 m di profondità, ma vive generalmente tra i 25 e i 35 m di di giorno, mentre di notte si spinge fino a pochi cm dalla superficie. E’ comunissima in tutto il Mediterraneo; la pesca avviene anche in Atlantico, dal sud delle isole Canarie fino alla Norvegia, così come lungo la coste occidentali dell’Inghilterra.
Fedagripesca, la federazione di Confcooperative che associa 3.300 cooperative agricole, agroalimentari e della pesca, ci spiega che il ‘mal di clima’ , ovvero gli eventi meteo sempre più estremi – temperature elevate o troppo rigide spesso fuori stagione – influisce negativamente su pesci e molluschi cambiandone le abitudini,rendendo difficile la pesca e quindi i consumi a tavola, quando non causano danni più seri. L’influenza, per quanto riguarda le sardine, è sulle dimensioni: sono diventate più piccole e più magre, addirittura tre volte più magre, e hanno perso 3 centimetri in lunghezza. Nella realtà il cambiamento climatico che provoca l’aumento rapido della temperatura dell’acqua in superficie, porta ad una diminuzione anche qualitativa del plancton di cui le sardine si nutrono. Ma a risentire del riscaldamento globale ci sono anche le vongole veraci, soffocate dalle alghe, e le seppie che non prendendo più il largo non si riescono a pescare.
Insomma, dovremo dimenticarci presto dei piatti tipici, regionali e non, a base di sarde, vongole e seppie? Diremo addio alle meravigliose ricette siciliane che vedono la pasta confondersi con sarde finocchietto uvetta e pinoli, oppure il ‘ beccafico’ dove ogni sardina è imbottita, arrotolata e fermata dalla propria codina. Oppure al gustosissimo antipasto veneziano con le sarde ‘in saor’. E dovremo dimenticare anche gli spaghetti con le vongole veraci, matrimonio ideale tra la pasta e il mare, che sebbene diffuso e apprezzato un po’ dappertutto è alla provincia di Napoli che deve i suoi natali. Anche la pesca sempre più difficile delle seppie ci svantaggerà, soprattutto per la mancanza di quel ‘nero’ secreto dal mollusco che al sugo per le linguine conferisce un sapore straordinario e un colore particolare.
Il problema è complesso e fermare il global warming ci costerà non poco, in termini di salute ed economici. Due giorni di full immersion alle Svalbard, per il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, la sua delegazione e quella del Cnr hanno messo al centro dello studio i cambiamenti climatici e le loro incontrovertibili evidenze che, in Artico, raccontano anche la grande velocità con la quale si stanno manifestando. In questi dieci anni le temperature nell’arcipelago del Mar Glaciale Artico, sono aumentate di circa 3 gradi, hanno raccontato i climatologi, cioè molto di più del già grave aumento globale di temperature che oggi ha raggiunto 1 grado in media sull’intero pianeta.
«La consapevolezza è che non c’è più tempo e che tutti noi dobbiamo impegnarci in prima linea per invertire la rotta e cambiare il paradigma economico e sociale», ha osservato il ministro Costa aggiungendo che è «rimasto molto colpito dall’enorme e inestimabile lavoro dei nostri scienziati. Occorre che tutti noi ci impegniamo a diffondere la loro parola, ad ascoltarli e quindi ad agire di conseguenza. È in discussione il futuro per i nostri figli ed è una sfida che non possiamo perdere».
Fabio Trincardi, direttore del CNR, sottolinea che attraverso l’impegno che vede «il Cnr in prima linea con il suo nuovo istituto di Scienze polari, le sue collaborazioni con la comunità scientifica internazionale e gli altri Istituti che studiano l’atmosfera e il mare, si comprende come gli impatti antropici sul pianeta Terra stiano drammaticamente alterando il sistema climatico, la biodiversità e i cicli biogeochimici a scala globale. L’Artico è un luogo decisivo dove l’aumento di temperatura causato dall’uomo rischia di essere amplificato con ricadute sull’intero pianeta».
A.B.
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