“Mettiti le galosce e vai a scuola”. Quante volte abbiamo sentito questa frase dai nostri genitori. Eppure per la Sindaca di Roma Virginia Raggi gli stivali da pioggia sono passati di moda.
Il tredici dicembre tutti a casa. Roma è in allarme meteo. Così la prima cittadina, la sera del dodici ha comunicato ai media l’infausta previsione: “ Venti di tempesta colpiranno la città, gli alberi cadranno sulla testa degli studenti e il ciclone previsto soverchierà le tombe dei cari estinti”
In un clima da tregenda Il Campidoglio, preoccupato per l’incolumità dei romani, nel giorno di Santa Lucia, quando notoriamente la luce è poca in tutti i sensi, ha preferito battere in ritirata e chiudere tutte le attività scolastiche e sportive, Serrati anche i cimiteri e i loro tranquilli e venerati ospiti insieme ai parchi cittadini.
Ma cosa c’è dietro questo allarmismo da operetta? Dove va a parare questo coprifuoco climatico deciso dal Campidoglio? L’impressione è che ci troviamo di fronte ad una dichiarazione d’impotenza da parte dei vertici di una città impreparata perchè malata cronica di “mala gestio” dispensata a piene mani soprattutto in questi ultimi tre anni e mezzo di gestione grillina.
Il quadro poco edificante di una città in agonia è sotto gli occhi di tutti. Gli alberi non vengono potati e nessuno se ne prende cura. Le buche sul manto stradale diventano, ben presto, pericolose voragini. Le metropolitane si allagano ad ogni goccia d’acqua che scende sulla Capitale. Gli autobus, se non prendono fuoco, restano inutilizzabili o peggio si fermano in mezzo al traffico per finire poi rottamati senza pietà. E tutto questo mentre la gente resta piedi.
I dati dell’Autority per il 2018 sono allarmanti: 1.650.000 le corse dei bus saltate; 500.000 le tonnellate di rifiuti spediti fuori della regione Lazio perché non trattabili; 1072 gli alberi abbattuti contro i 148 piantati. 1.700.000 gli euro di risarcimenti infine che il comune ha dovuto pagare ai cittadini romani per incidenti causati dal dissesto del manto stradale.
Ed è così che un refolo di vento diventa tragedia annunciata mentre la paura sovrasta e offusca le menti di chi dovrebbe intervenire senza indugi e che invece di prevenire, preferisce deresponsabilizzare i romani e lasciare la città “chiusa” per maltempo.
Sembra di vivere una sindrome da attacco di panico preventivo. Meglio l’incolumità (tutta da dimostrare) dei romani che il rischio, sembra pensare la signora Raggi, di essere sorpresi con le mani nel sacco per manifesta incapacità a gestire e investire sulla sicurezza.
Le giornate dei romani sono ormai scandite dalla follia politica di una sindaca che trasforma una semplice pioggia in un violento attacco ciclonico, presentato come un apocalisse in arrivo : “Cittadini chiudetevi in casa con le vostre famiglie”. Roma oggi è diventata un’arca di Noè.
Si è perso il senso della misura anche nella prevenzione? Su questo non ci piove. Nel nome dell’emergenza ormai si contrabbanda e copre l’incapacità a governare
Eppure i romani vorrebbero andare al lavoro, aprire le attività, recuperare, almeno in parte di quel deficit produttivo di cui la Capitale è vittima da tempo. Il black out generale indotto come fa la Sindaca, di una città come Roma è ben più dannoso di una modesta e normale pioggia autunnale.
Eppure “il vento sta cambiando” era lo slogan della Raggi prima della sua elezione. Ma mai come oggi più questa frase del Movimento 5 Stelle sta diventando un triste presagio politico elettorale.
Per il momento, il costo sociale e le ricadute economiche di queste scelte scellerate colpiscono solo i romani. Chiudere le scuole e provocare un allarme sociale di non poco conto è stato peggio di un albero caduto, o di una passeggiata rinviata. La fine della storia d’amore tra i romani e la Sindaca è solo questione di tempo.
I romani sono pazienti e spesso scanzonati, ma come direbbe Trilussa “ nun so scemi”. Sanno che una classe dirigente impreparata e inadeguata rispetto al ruolo, per di più disimpegnata nel praticarlo con diligenza, prima o poi, dovrà lasciare il governo della Capitale.
Chiudere con un lucchetto la città è stata la soluzione più semplice e per nulla azzeccata. Governare per migliorare la qualità, la sicurezza, la praticabilità, i servizi e la vita dei romani è cosa ben più complessa, ma sulle cose difficili sembra che la Sindaca Raggi non trovi più soluzioni credibili. Ammesso che in passato ne abbia mai avute.
A questo punto c’è da chiedersi. Ma la Raggi non farebbe meglio a chiudere il Campidoglio consegnando le chiavi al Prefetto piuttosto che sbarrare scuole cimiteri e parchi?
Barbara Ruggiero
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