Cala, per il secondo mese consecutivo il tasso di disoccupazione in Italia. Lo rileva l’Istat che, tuttavia, sottolinea come la media del 2014 abbia fatto registrare livelli record che non si vedevano dal 1977.
Lo scorso gennaio, il tasso di disoccupazione è sceso al 12,6%, in calo di uno 0,1% rispetto a dicembre 2014. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 221 mila, diminuisce dello 0,6% rispetto al mese precedente mentre aumenta dello 0,2% su base annua. Sempre rispetto a dicembre 2014 sono in diminuzione dello 0,1% anche gli individui inattivi tra i 15 e i 64 anni.
Attualmente l’Istat stima la presenza di 22 milioni 320mila individui con una occupazione, un dato sostanzialmente invariato rispetto a dicembre (+11mila) ma in aumento di 131mila unità su base annua. Analizzando la tendenza registrata nel quarto trimestre del 2014, si osserva, peraltro, la crescita di 156.000 unità, per il terzo trimestre consecutivo, del numero di occupati su base annua: l’incremento dell’occupazione riguarda gli italiani (+44.000 unità) e gli stranieri (+113.000 unità), quest’ultimi sia uomini sia donne (+73.000 e +40.000 unità, rispettivamente).
Sembra dunque concretizzarsi, se non una inversione di tendenza, un arresto dell’emorragia di posti di lavoro dopo un 2014, definito a più riprese come uno degli anni peggiori. Allo stesso tempo, la crescita dell’occupazione fa ben sperare per il futuro tanto da far sbilanciare il ministro del lavoro, Giuliano Poletti. “L’incremento degli occupati registrato a gennaio – spiega il ministro – è un risultato incoraggiante dopo anni di caduta dell’occupazione e lascia intravvedere la possibilità di un 2015 migliore per occupazione ed economia, in un contesto di maggiore stabilità in grado di favorire gli investimenti delle imprese”.
“Bene ma non basta” ha invece scritto su twitter il Premier Renzi, rilanciando sull’urgenza di procedere coi provvedimenti su scuola e banda ultralarga.
Invitano a “prestare attenzione prima di inneggiare all’ottimismo e parlare di ripresa” Federconsumatori e Adusbef. “La forte carenza di lavoro – hanno spiegato le associazioni che hanno chiesto al governo di attuare subito un piano straordinario – incide in maniera pesantissima sulle condizioni di vita delle famiglie e sull’intero sistema economico”.
Sempre l’Istat oggi ha reso noti i dati relativi ai conti pubblici dello Stato: nel 2014, il Pil è diminuito dello 0,4%, attestandosi a livelli inferiori a quelli del 2000. Il debito pubblico, invece, raggiunge il livello massimo dal 1995; così come il deficit, cresciuto al 3%, e la pressione fiscale, al 43,5% con un aumento dello 0,1% rispetto alle imposte dovute nel 2013. Le entrate totali delle amministrazioni pubbliche per il 2014 sono aumentate dello 0,6% rispetto all’anno precedente, così come sono cresciute dello 0,9% le entrate correnti. Va sottolineato come le imposte indirette siano aumentate del 3,3%, riflettendo prevalentemente l’incremento del gettito Iva e l’introduzione della Tasi. In diminuzione, invece, le imposte dirette, grazie alla riduzione dell’Ires.
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