Sabato 22 e domenica 23 marzo tornano le giornate FAI di primavera, due giorni per riscoprire i tesori più belli ed interessanti del nostro patrimonio.
Arrivato quest’anno ormai alla ventiduesima edizione, l’incontro con la cultura italiana non si ferma, anzi, si rende sempre più partecipe dando un rilevante contributo anche all’economia del nostro Paese. Dalla sua prima edizione ad oggi, il FAI ha coinvolto oltre 7milioni di italiani e quest’anno vedrà l’apertura straordinaria di oltre 750 luoghi in tutte le regioni d’Italia.
Selezionati in 320 località da Nord a Sud, bellezze dimenticate e tesori da scoprire presi per mano da 7mila volontari e 22mila apprendisti ciceroni – fra questi anche liceali e studenti – che spiegheranno al pubblico lo splendore nascosto dietro mura e cancellate di ville, castelli, musei e luoghi di grande incanto, troppo spesso dimenticati. Tutti gli ingressi saranno gratuiti con entrata facilitata e veloce per gli iscritti all’Associazione che promuove e sostiene l’iniziativa: Il FAI (fondo ambiente italiano).
Per questa ventiduesima edizione, il protagonista scelto dall’Associazione é Augusto Imperatore: una scelta tutt’altro che casuale. Duemila anni fa, infatti, il 19 agosto del 14 d.C., Augustus Caesar Divi si spegneva a 75 anni, consegnando alla storia l’Impero Romano e la Pax Romana celebrata e resa immortale da un’opera straordinaria come l’Ara Pacis. Il FAI celebrerà l’imperatore Augusto con l’apertura di luoghi augustei come il Foro e il Mausoleo di Augusto.
Una carrellata di cultura dal Palais Toggenburg a Bolzano, ai Tesori della Valle dall’età greca all’età augustea di Agrigento, come il Bouleuterion e il Tempio romano; Dall’Abbazia di San Fruttosio a Camogli, alla Cripta della Chiesa di San Rocco, a Trani.
Luoghi d’incanto che si trovano sotto i nostri occhi quotidianamente, luoghi di cultura, quella cultura del nostro Paese che è patrimonio di una bellezza storica e che va sostenuta 365 giorni l’anno.
“La capacità di rileggere un territorio e le sue bellezze, di riattivare un immaginario legato ai sui stilemi paesaggistici, enogastronomici, architettonici, di raccontare tutto questo in un linguaggio che tocca le corde dei contemporanei, cos’e? Noi tutto questo lo chiamiamo cultura. Intensa in un senso meno museale e più vicino alla vita quotidiana del Paese. Arte, beni culturali, letteratura, festival, produzioni cinematografiche, attività creative, dunque: e non è mai superfluo ricordare quanto è determinante, per il presente e il futuro del Paese, investire in questi campi. Ma anche la loro proiezione su dimensioni produttive, artigianali o industriali che siano, la loro ricaduta sul marketing territoriale, sulla filiera turistica.
In che modo il nostro Paese saprà rilanciare la propria economia? Come potrà valorizzare i territori, fare innovazione? Sarà in grado di competere sui mercati globali del XXI secolo? Possono apparire domande fuori posto in un rapporto sulla cultura. Non lo sono. Non lo sono se parliamo di Italia. Sul significato di cultura, sulla sua portata, è necessario intendersi bene. E non per puntiglio definitorio. Avere chiaro o meno cos’è, che ruolo riveste per l’avvenire del Paese farà la differenza fra un futuro ad inseguire le glorie del passato, ed uno che di quelle glorie è all’altezza”.
Ecco quello che emerge dal rapporto “Io Sono Cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” indetto dalla Unioncamere e dalla fondazione Symbola.
Nata e cresciuta a Roma, si laurea presso l'Accademia di Costume e Moda di Roma, trattando la propria tesi sulla "Nascita e l'evoluzione del giornalismo di moda". Curiosità, determinazione e voglia di crescere professionalmente caratterizzano il mio profilo.
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