Riservare una spiaggia solo alle donne. E’ quello che chiede un gruppo femminile marocchino che senza rinnegare la religione islamica, che prescrive per la donna la copertura di ogni parte del corpo in quanto ‘fonte di vergogna’, sente la necessità di un luogo dedicato dove «poter stare sulla spiaggia e nuotare in conformità con la legislazione islamica che impedisce alle donne di mostrare in pubblico parti del proprio corpo». Per illustrare la propria richiesta il gruppo ha postato su facebook la foto di donne vestite con il chador su una spiaggia assolata. La campagna sui social network a favore di una spiaggia «per sole donne», riportata dalla tv Al Arabya, ha raccolto già 5077 like e molto commenti positivi.
La richiesta, che è partita da un gruppo di donne di Tangeri, dà voce agli ambienti più conservatori del Marocco dove non vige una politica di separazione dei sessi nei luoghi pubblici. Tanto che non solo non è raro vedere donne in bikini sulle spiagge, ma la tolleranza per i costumi occidentali favorisce più che in altri Paesi il turismo, che resta una delle principali fonti di entrate, nel Marocco.
Ci sono invece altre donne, anch’esse di origine araba, che per lo stesso motivo, quello di liberare il proprio corpo da bardamenti obbligatori per assicurare ad occhi estranei le parti del corpo che vanno assolutamente coperte – awrah (عورة) è il termine per indicarle, che rimanda al concetto di “imperfezione”, mentre il corpo non coperto delle donne viene ricondotto alla fitnah (فتنة) per descriverne la “tentazione” – hanno deciso di rifiutare la religione islamica ed hanno raccolto le loro storie, corredate da foto senza veli, su un blog. Ad altre ex-musulmane hanno chiesto poi di condividere impressioni e immagini dei propri corpi “senza i vincoli del velo”. L’intento della piattaforma, secondo la blogger che ha dato il via all’iniziativa – si chiama Hiba Krisht, 25enne originaria dell’Arabia Saudita e ora risiede negli Stati Uniti – non è certo quello di condannare la religione islamica, o fomentare sentimenti islamofobi, ma condividere con altre la sensazione di sentirsi finalmente fuori dalla ‘gabbia’ che non permette di assaporare la bellezza del sole, del vento e dell’acqua sulla pelle nuda.
A.B.
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