“Stiamo combattendo anche per voi”. È l’appello del generale Khalifa Haftar, appena nominato Comandante generale delle Forze armate libiche dal parlamento di Tobruk.
Se gli sforzi militari delle sue truppe dovessero fallire, dice Haftar, “Il prossimo obiettivo dei terroristi sarebbe l’Italia”.
Il generale ha appena pronunciato il giuramento con il quale ha assunto la sua nuova carica, che include i poteri di Ministro della Difesa e di Capo di Stato maggiore.
È il suo primo incarico di governo ufficiale: prima comandava una milizia indipendente, che dopo un primo tentativo di golpe ai danni del Governo libico di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale, ha poi preso le sue parti nella guerra civile contro le milizie islamiste schierate con il Governo di Tripoli.
Oggi, Haftar appare del tutto convinto dei meriti della sua causa, come si conviene a un ministro, e fiducioso nella preparazione e soprattutto nell’orgoglio dei suoi uomini: “Possiamo combattere questa guerra anche a mani nude”.
D’altronde, il generale sembra avere certezze granitiche sugli interessi superiori all’opera dietro le quinte del macabro spettacolo della Libia.
“Il Qatar, la Turchia e il Sudan stanno aiutando gli estremisti, con armi e finanziamenti. Anche se siamo sicuri che siano pilotati da altre potenze straniere”. L’etichetta di “estremisti” è il suo modo di fare riferimento al governo di Tripoli.
Con questi “estremisti”, così come con i “terroristi” all’opera in territorio libico, alcuni dei quali si richiamano abbastanza unilateralmente all’ISIS, Haftar non ha alcuna intenzione di trattare, neanche sotto le pressioni dell’ONU e dell’Europa.
La Libia, sostiene il generale, ha “un governo e un parlamento eletti democraticamente sotto l’egida e il controllo dell’Onu e riconosciuti ufficialmente dalla comunità internazionale”: pertanto, venire a patti con l’altra fazione comporterebbe tradire le regole della rappresentanza democratica.
In merito allo scontro i toni del discorso si fanno quasi minacciosi: “Voltata questa pagina ci ricorderemo molto bene chi ci è stato vicino e chi invece si è voltato dall’altra parte”. Si parla ovviamente anche delle risorse minerarie di cui la Libia è ricca: “In base a quanto accadrà e a chi sosterrà il governo eletto democraticamente, decideremo noi con chi condividere questa ricchezza”.
Inoltre, Haftar ha rivolto richieste specifiche al Governo italiano e al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
La prima è di adoperarsi presso la comunità internazionale perché rimuova l’embargo sulle armi contro il Governo di Tobruk, per aiutarlo a “combattere per una Libia libera dagli estremisti”.
Sulla questione dell’immigrazione clandestina e del traffico di esseri umani, il generale ha ammesso di non essere in grado di contrastare il fenomeno efficacemente, denunciando l’uso che ne fanno gli “estremisti” per finanziarsi.
Haftar ha affermato che se la comunità internazionale aiutasse Tobruk in questo senso, il suo governo vorrebbe riportare in vigore i vecchi accordi in materia, ora sospesi.
Filippo M. Ragusa
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