Ignazio Scaravilli è stato liberato. Del medico catanese non si avevano notizie dal 6 gennaio scorso.
A dare la notizia è stato il ministero degli Esteri: Scaravilli si trova in una caserma di Tripoli ed è in buone condizioni di salute.
Secondo quanto sostiene la Farnesina, era stato rapito nel quartiere di Suq Talaat, dove collaborava a titolo volontario con l’ospedale di Dar al-Wafa, da una banda di criminali comuni prestati al jihadismo. A liberarlo, circa una settimana fa, sarebbero state forze fedeli al governo islamista di Tripoli, guidato da Omar al-Hasi.
Prima che Scaravilli torni in Italia occorreranno alcuni giorni. Il ministero degli Esteri assicura che è solo questione di “adempimenti di rito”, ma le fonti citate dall’Huffington Post lasciano intendere che sul destino dell’uomo sia in corso una trattativa serrata fra Roma e Tripoli.
Il sospetto è che gli islamisti vogliano usare la libertà di Scaravilli come pedina di scambio per ottenere una qualche forma di riconoscimento internazionale da Roma.
Se è questo il caso, la posizione dell’Italia è delicatissima: si tratterebbe di ottenere la liberazione del medico senza compromettere l’equilibrio dei negoziati sulla guerra civile libica, appena ripresi a Skhirat, in Marocco, sotto la mediazione del diplomatico spagnolo Bernardino Leon, e senza scontentare il governo rivale di Tobruk, finora l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale.
Da parte sua, la Farnesina sta trattando tutta la vicenda con estremo riserbo, come tra l’altro aveva richiesto la famiglia del medico rapito.
Fino a ieri, le circostanze in cui si erano perse le tracce di Scaravilli, un ortopedico in pensione specializzato nella chirurgia della mano e del piede, erano avvolte nel mistero: sul rapimento non esisteva alcuna testimonianza, e i tre medici italiani che erano in Libia con lui avevano potuto soltanto denunciare la sua scomparsa, tanto è vero che fino a ieri la Farnesina lo considerava “irreperibile”.
Sul suo caso sta indagando anche la Procura di Roma. Dopo la scomparsa del medico, il pm Sergio Colaiocco, lo stesso che coordina le indagini sul rapimento in Iraq delle cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, ha aperto un fascicolo per “sequestro di persona con finalità di terrorismo”.
Filippo M. Ragusa
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