Lina Wertmüller, decana del cinema italiano, riceverà l’Oscar alla carriera. L’Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha deciso di onorarla con il massimo riconoscimento del cinema mondiale a 42 anni dalla sua candidatura, e fu la prima donna ad esserlo, come migliore regista per il film Pasqualino Settebellezze. In una lunga carriera artistica, già molto ricca di riconoscimenti, l’Oscar arriva soprattutto per il suo ruolo di avanguardia femminista. La Wertmüller infatti riuscì in un campo dove, all’epoca, si esprimevano solo gli uomini. Già nel 1972 con il film Mimì Metallurgico era stata la prima donna a presentare un film in concorso al Festival di Cannes. La regista, oggi più che novantenne, ha accolto con sorpresa la notizia: “Non me lo aspettavo l’Oscar, ma lo prendo volentieri”, chiosa con l’immancabile ironia. “Mi fa piacere dedicarlo a Enrico Job, compagno di una vita e di lavoro e a nostra figlia Maria”.
La Wertmüller, autrice teatrale, sceneggiatrice, è nei primi anni ’60 l’aiuto regista di Federico Fellini per i film La Dolce Vita e 8 1/2. Debutta poi come regista-autrice nel 1963 con il film I basilischi che subito la porta alla ribalta internazionale con un successo che la ascrive tra i registi impegnati. Sempre controcorrente, la Wertmüller decide di spiazzare chi già l’aveva etichettata dirigendo, per la Tv, il Giornalino di Gian Burrasca tratto dal romanzo di Vamba e con protagonista Rita Pavone. Per la cantante torinese scriverà anche due commedie musicali, poi trasformati in musicarelli, reminiscenza dei suoi esordi al fianco di Garinei e Giovannini, ma le firma con uno pseudonimo maschile, George H. Brown, segno che i tempi non erano ancora del tutto maturi per accogliere una donna in un ruolo percepito come prettamente maschile. Ed è infatti ancora con un nome maschile, Nathan Witch, che dirige il western all’italiana Il mio corpo per un poker, con Elsa Martinelli nel 1968.
Negli anni ’70 arriva il grande successo, accompagnato da un lungo sodalizio con Giancarlo Giannini, protagonista di tutte le sue pellicole di quegli anni da Mimì metallurgico ferito nell’onore del 1972, Film d’amore e d’anarchia del 1973, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto del 1974, tutti in coppia con Mariangela Melato al già citato Pasqualino Settebellezze del 1976 che ottiene la candidatura a quattro poremi Oscar, una ai Golden Globe e la fa conoscere e apprezzare negli Stati Uniti. Seguono poi La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978) e Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici (1978) con Mastrioanni e la Loren ad affiancare l’immancabile Giannini.
La carriera è continuata tra film, regie d’opera e teatrali, sceneggiature per altri, fino ai film per la Tv degli anni duemila. Infaticabile, dal carattere volitivo, dall’allegria inesauribile la Wertmüller è anche icona di stile con gli immanacabili occhiali dalla montatura bianca e una certa eleganza naturale che l’hanno sempre fatta emergere.
Con lei, il 27 ottobre, agli undicesimi Annual Governors Awards dell’Academy ci saranno altri tre premiati per la carriera: David Lynch, Wes Studi e Geena Davis. Riconoscimenti, sottolinea l’Academy, orientati alla maggior valorizzazione dei gruppi sotto rappresentati e delle donne. Non va infatti dimenticato che dal 1977 ad oggi sono solo quattro le donne, oltre alla Wertmüller, ad aver avuto una nomination agli Oscar come miglior regista: Jane Campion, Sofia Coppola, Kathryn Bigelow e Greta Gerwig e tra queste una sola, la Bigelow, a vincere.
Elisa Rocca
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