La cattolica Irlanda ha detto ‘si’ alle nozze gay. I risultati del referendum popolare per esprimersi a favore o contro i matrimoni egualitari, ha decretato la vittoria dei si, 62,1% ovvero 1.201.607 voti, contro il 37,9% pari a 734mila irlandesi. L’affluenza e’ stata del 60,5%. L’Irlanda diventa così il 22mo Paese nel mondo – il 13mo in Europa (l’ultimo è stato la Slovenia) dove ce ne sono ancora 9 che non prevedono alcun tipo di tutela per le coppie dello stesso sesso: Italia, Cipro, e alcuni Paesi ex comunisti – ad ammettere le nozze omosessuali ma il primo a farlo attraverso una consultazione popolare per approvare un emendamento all’articolo 41 della Costituzione del 1937 con la nuova formula secondo cui “il matrimonio può essere contratto per legge da due persone, senza distinzione di sesso”.
Con lo spoglio delle schede ancora in corso, il governo ha anticipato la notizia della vittoria dei ‘si’. Il ministro della Salute, Leo Varadkar, ha parlato di “giornata storica” e ha affermato che questo risultato fa dell’Irlanda “un faro” per il resto del mondo in termini di libertà e uguaglianza. Per il premier Enda Kenny, il popolo irlandese ha mandato “un messaggio pionieristico” in un Paese dove fino al 1993 l’omosessualità era un reato.
Questo voto è invece “una rivoluzione sociale” per l’arcivescovo di Dublino e Primate d’Irlanda, Diarmuid Martin. “La chiesa ora deve fare i conti con la realtà”, ha aggiunto. I vescovi irlandesi avevano lanciato un appello chiedendo di rispettare i valori della famiglia tradizionale.
Il risultato irlandese ha voto una eco fortissima anche in Italia. Dove il ddl Cirinnà sulle unioni civili è uscito qualche giorno fa dalla Commissione Giustizia di Palazzo Madama con 4.320 emendamenti. Il leader di Sel Nichi Vendola ha parlato di «lezione di civiltà» in un Paese dove «vince la bellezza del diritto di avere diritti, vince l’amore contro i pregiudizi, vince la libertà contro l’oscurantismo». Il deputato pd Roberto Speranza: «Che gioia, adesso tocca all’Italia»