Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non ha alcuna intenzione di caccia i cinque sottosegretari, quattro del Pd ed uno di Ncd, indagati. Esclude le loro dimissioni e precisa:
“Non caccio gli indagati…ci si dimette per questioni politiche ed etiche non per gli avvisi di garanzia”. E aggiunge: “Per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato. Del resto, è scritto nella Costituzione”.
E’ la sua risposta,in un’intervista a Repubblica, alle accuse di “doppiopesismo” rivoltegli dopo le dimissioni del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, non indagato, e e i sottosegretari. Per il presidente del Consiglio Lupi “ha fatto una valutazione giusta e saggia”. “Una scelta personale e molto degna: dare le dimissioni in politica non è così frequente” ma, aggiunge, “Ho sempre detto che un avviso di garanzia non può giustificare le dimissioni. E lo confermo”.
Renzi, per marcare le differenze, ricorda di aver “chiesto le dimissioni a Orsoni (sindaco di Venezia coinvolto nello scandalo Mose, ndr) quando, patteggiando, si è dichiarato colpevole. Ha ricordato anche di avere commissariato, per motivi di opportunità politica il Pd di Roma, nonostante il segretario locale fosse estraneo alle indagini.
Ma le dichiarazioni del premier scatenano sia la Lega che il Ncd.
“Renzi è garantista con i suoi amici ed è inflessibile con chi non sta nella sua cerchia», commenta Matteo Salvini nell’intervista a Maria Latella su SkyTg24. “Un rolex è un rolex ma non è normale che Renzi non sia intervenuto su un ministro (Maria Elena Boschi, ndr) il cui papà è stato coinvolto in uno scandalo”, aggiunge. “In un paese normale la commistione tra Renzi e le banche griderebbe vendetta, ci sarebbero 30 inchieste aperte». E poi l’attacco diretto: “Quello che contesto a Renzi è la differenza tra quello che dice e quello che fa – dice – non mi interessa se il suo è un partito arrogante, se facesse le cose resterebbe per me antipatico ma almeno sarebbe diverso”. Invece per Salvini su scuola giustizia, tasse, “non fa quello che dice”.
Le parole di Renzi scompaginano anche il partito di Angelino Alfano. Nunzia De Girolamo ha chiesto al coordinatore Quagliariello un’assemblea straordinaria: “Ero, sono e sarò sempre di centrodestra e alternativa al Pd. Non mi iscrivo alla corrente tanto di moda del renzismo. Non possiamo continuare ad essere subalterni a un premier che ha un’arroganza insopportabile anche nei confronti di un amico (Lupi, ndr) che non è stato difeso”. De Girolamo, capogruppo alla Camera del Ncd e dall’ottobre 2014 vicepresidente della Giunta per le autorizzazioni a Montecitorio, chiede di uscire dal governo. Alfano però frena: “Arriva la ripresa e qualcuno parla di sostegno esterno al governo. È una follia: noi dobbiamo prendercene i meriti. La lasciamo al Pd? Ma di cosa stiamo parlando?”.
Intanto resta aperta la corsa per la successione di Lupi al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Domani il premier Renzi incontrerà il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Tra le ipotesi del nuovo ministro per le Infrastrutture, si fanno i nome di Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, di Debora Serracchiani, presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, e quello del consigliere per la sicurezza di Palazzo Chigi, Nicola Gratteri.
Chi sono i sottosegretari indagati:
Francesca Barracciu (Pd), Sottosegretario al ministero dei beni e attività culturali, è accusata di peculato in un’inchiesta sull’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna;
Umberto Del Basso de Caro (Pd), sottosegretario alle Infrastrutture, indagato per i rimborsi del Consiglio regionale della Campania;
Vito De Filippo (Pd), sottosegretario alla Salute, indagato per i rimborsi nella Regione Basilicata;
Davide Faraone (Pd), sottosegretario del ministero Istruzione,Università e Ricerca (Miur), accusato di peculato;
Giuseppe Castiglione (Ncd), sottosegretario all’Agricoltura, sotto indagine per abuso d’ufficio e turbativa d’asta per gli appalti relativi alla struttura di accoglienza siciliana di Mineo.
A questi va però aggiunto il nome di Filippo Bubbico, viceministro all’Interno, assolto tre mesi fa dall’accusa di abuso d’ufficio, ma nemmeno sfiorato da Renzi nel periodo in cui è stato sotto processo.
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