Dodici milioni di euro in dieci anni come ‘onorario segreto’ a Francesco Rutelli. E’ la confessione di Francesco Lusi, tornato oggi nell’ aula della quarta sezione del Tribunale dove è imputato di appropriazione indebita per aver sottratto 23 milioni di euro dalle casse del disciolto partito de La Margherita. “Conosco Francesco Rutelli dal 1993, ai tempi della prima competizione a sindaco di Roma. Da allora, con lui si è creato un rapporto sempre più profondo tanto che nel 2001 mi chiese di occuparmi del partito come tesoriere della Margherita. Il livello di riservatezza che avevo con lui era altissimo, mi sarei fatto bruciare pur di non danneggiarlo. Quando avevo i ‘ pizzini’ con le indicazioni dei bonifici da fare, li distruggevo subito perché il mio compito era tutelarlo e non affossarlo”.
In uno sfogo di oltre due ore Luigi Lusi, ex senatore del Pd ed ex tesoriere de La Margherita, accusato anche di calunnia da Francesco Rutelli, ha rilasciando dichiarazioni spontanee nel disperato tentativo di salvarsi, ha sostenuto come, in virtù del rapporto di fiducia esistente tra lui e Francesco Rutelli, che in questo processo è parte civile, ricevesse un ‘ onorario segreto’ di 12 milioni di euro in dieci anni. Questo, ” in un partito, La Margherita, in cui tutti i dirigenti, Rutelli per primo, prestavano gratuitamente il loro servizio” sottolinea in una nota il legale di Lusi, Alessandro Diddi. L’ex tesoriere ha fatto dichiarazioni spontanee davanti al tribunale per ribadire la propria innocenza e spiegare di aver “eseguito soltanto gli ordini” del capo.
“Per preservare la corrente di Rutelli – rivela Lusi – ero solito incontrare uno dei revisori dei conti, al quale indicavo gli eventuali punti deboli del bilancio, prima che venisse approvato”. Poi, riferendosi al contenzioso con la Margherita per la restituzione dei beni posti sotto sequestro, l’ imputato aggiunge: “Abbiamo provato in tutti i modi a ridarli ma il partito non li ha voluti. Anzi, hanno voluto umiliare e distruggere me e la mia famiglia, cercando di prendere anche quei beni acquistati non con i soldi del partito: volevano, ad esempio, la casa ereditata dalla mia famiglia, che mia madre aveva dal 1966, o quella intestata ai miei figli comprata con i nostri risparmi”.
Lusi, infine, tiene a precisare la posizione della moglie, Giovanna Petricone, in merito alla scelta di patteggiare per questa vicenda (a un anno di reclusione davanti al gup): “Non è un’ ammissione di responsabilità – confessa – ma un modo per dare stabilità alla famiglia nell’ interesse dei nostri quattro figli”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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