Mentre lo scontro Grillo-Renzi sul ‘si’ o ‘no’ alle modifiche alla costituzione si fa sempre più duro – l’ultimo epiteto che il comico genovese lancia al presidente del consiglio è “menomato morale “- l’affaire firme ‘clonate’ o ‘duplicate’, più chiaramente ‘false’, si allarga e per i pentastellati potrebbe farsi preoccupante. Prima a Palermo, dove gli indagati sono saliti a 10, ora anche a Bologna ci sono degli indagati per presunte irregolarità nella raccolta firme a sostegno del Movimento 5 Stelle. Si tratta di un’inchiesta che ipotizza a carico di quattro persone la violazione della legge elettorale in occasione delle Regionali 2014, un fascicolo nato da un esposto di due militanti.
Tra i quattro indagati dalla Procura di Bologna nell’inchiesta sulla raccolta firme del M5S per le Regionali in Emilia-Romagna del 2014, c’è Marco Piazza, vicepresidente del Consiglio comunale. A tutti è contestata la violazione dell’articolo 90 comma 2 del Dpr 570 del 1960. Piazza sarebbe chiamato in causa in qualità di ‘certificatore’, insieme ad un suo collaboratore e ad altre due persone. Tra le contestazioni, nel fascicolo del Pm Michela Guidi che ha coordinato le indagini dei Carabinieri di Vergato, c’è quella di aver autenticato firme non apposte in loro presenza oppure in luogo diverso rispetto al requisito di territorialità, oppure in mancanza della qualità del pubblico ufficiale.
“Dalla parte della gente solo per carpirne le firme?”, si chiede Ernesto Carbone, della segreteria nazionale del PD: “Da Palermo sembra prendere corpo questo nuovo stratagemma. Non solo firme false, ma anche ignari cittadini avrebbero visto usare dai 5 stelle le firme apposte per il referendum sull’acqua per altri scopi. È sempre più Grillopoli”. Sullo scandalo delle firme falsificate – sulle liste di Palermo qualcuno ha firmato anche per conto del genero del giudice Borsellino, assassinato dalla mafia nel 1992 – piovono i commenti dell’ala Pd alleata con la “scrofa ferita”, appellativo postato da Beppe Grillo sul suo blog per spiegare che Renzi “ha una paura fottuta” di perdere il referendum del 4 dicembre.
“La firmopoli di Palermo che investe il Movimento 5 Stelle continua a riservare brutte sorprese a tutti coloro che ingenuamente hanno creduto nella presunta superiorità morale e politica dei grillini. Non basta predicare l’onestà davanti a telecamere, taccuini e Blog, bisogna anche praticarla”, afferma Carmelo Miceli, segretario provinciale del Partito democratico di Palermo. “Le responsabilità penali di molti attivisti e parlamentari – aggiunge l’esponente dem – sono sotto gli occhi di tutti, così come quelle politiche e morali dei vertici del Movimento e di Beppe Grillo. Non si tratta di banale superficialità e arrogante disprezzo delle regole ma di una vera e propria associazione di attivisti di un movimento politico, coperti dai vertici che, nonostante fossero al corrente della gravità della situazione, non hanno mosso un dito per agevolare la scoperta della verità”. Dai vertici del M5S solo “un laconico invito all’autosospensione che tra l’altro è rimasto in larga parte disatteso – commenta ancora Miceli – Due su trenta hanno fatto mea culpa, degli altri si sono perse le tracce”.
Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, non sente alcun cattivo odore provenire dallo scandalo di Palermo, né tanto meno da Bologna. Ma per quanto riguarda il voto del 4 dicembre ‘fiuta’ odore di brogli: “Sento odore di brogli – ha detto questa mattina ad Agorà, su Rai3 – abbiamo visto più volte che ci sono stati e potrebbero esserci anche in questo caso. Abbiamo chiesto un osservatorio sulle nostre modalità di voto”.
Meglio lasciar cadere ogni discorso quando non si hanno argomentazioni per controbattere. Meglio ancora tacere anziché pestare sullo testo tasto che suona da ieri, quando hanno annunciato ricorso se vince il Si con voto estero. Purtroppo è la legge dello spettacolo: ‘the show must go on’…
Ma non stiamo parlando di politica e di Paese? Forse, ma la politica che come al solito, in vista di un confronto alle urne è solita alzare i toni. Soprattutto quando non si ha la coscienza a posto.
A.B.
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