Maggiolino addio: una storia lunga 80 anni si trasforma in leggenda

Ottant'anni sulla carrozzeria che nel tempo ha subito diversi restyling. Oggi il Maggiolino della Volkswagen va definitivamente in pensione
Maggiolino-addio
Commissionata a Ferdinand Porsche da Adolf Hitler
Dopo la guerra il successo
Dopo la fine della guerra la Germania la fabbrica di Volkswagen, a Wolfsburg, fu rimessa in moto dagli inglesi che, dopo aver restituito la fabbrica all’amministrazione tedesca nel 1948, nominarono Heinrich Nordhoff (che prima della guerra aveva lavorato per la Opel), responsabile della nuova azienda. Fu lui a portare il Maggiolino, e con esso la Volkswagen, negli anni ’50 e ’60, al successo in tutto il mondo: Irlanda, Sudafrica, Brasile , Australia e quindi in America dove fu aperta la “VW of America” . Poi, per un curioso paradosso, è diventato un emblema della controcultura americana di metà anni Sessanta ed il mezzo di locomozione, anzi di aggregazione, preferito dagli hippies dell’epoca. Mentre negli stessi anni in Germania il Maggiolino diventava il simbolo e il coronamento del nuovo benessere, del “miracolo economico”. Il Maggiolino ha motorizzato le famiglie tedesche – non quelle ricche, che preferivano la Mercedes, ma soprattutto quelle della fascia medio-bassa.

Il suo inconfondibile design

Il Maggiolino non è l’automobile più venduta di sempre, nonostante quel suo inconfondibile design –  il muso schiacciato e i  fari tondi che sembrano due occhi che ti guardano con disarmante tenerezza – che a Walt Disney ha ispirato la serie comica con il “Herbie” il maggiolino tutto matto per protagonista. Fu un ingegnere austriaco di nome Ferdinand Porsche a progettare quella carrozzeria che è piaciuta tanto da resistere, con pochissimi ritocchi, poco più di 80 anni.  Abituato a costruire macchine da corsa, Ferdinand Porsche aveva elaborato un progetto tecnico molto funzionale per il Maggiolino con un motore boxer di 1,2 litri raffreddato ad aria, collocato in posizione posteriore per non portare via spazio nell’abitacolo. Ottenne così una buona abitabilità per 5 persone – la famiglia: papà, mamma e tre figli –  e un capace baule davanti.

Negli anni ’70 arriva anche il nome 

Il nome ‘Maggiolino’ arrivò invece quasi trent’anni dopo: i pubblicitari della Volkswagen lo scelsero facendo riferimento alle forme tondeggianti del piccolo insetto per rilanciarne l’immagine in un momento in cui la gente inseguiva automobili più affascinanti. Fu un successo clamoroso e in tutti i paesi fioccarono traduzioni nelle varie lingue. Negli Stati Uniti rapidamente il Maggiolino (Beetle) raggiunge picchi di vendita straordinari e assieme al pulmino Bulli diviene uno dei punti di riferimento degli anni sessanta e settanta.

Poi, come succede a tanti simboli, dopo l’ascesa il tramonto. Nonostante mani esperte abbiano rivisitato più volte la carrozzeria per adeguarla ai gusti delle epoche diverse. Oggi, infine, il suo pensionamento.

A.B.

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