Erano previste 15mila persone, come l’anno scorso. Invece si sono presentati in 30 mila (alcuni parlano di 40 mila persone) questa mattina al Colosseo, pronti a partire per la Marcia nazionale per la Vita, che ha attraversato tutto il centro cittadino.
Un fiume di gente è partito dall’anfiteatro Flavio e imboccando via dei Fori imperiali ha oltrepassato il Tevere, ma anche tanti gli esponenti politici che hanno preso parte, nel giorno della festa della mamma, al corteo che si è snodato in una Capitale chiamata fra pochi giorni a scegliere il nuovo sindaco.
La Marcia si è svolta in un clima pacifico e festoso, in un tripudio di bandiere, di slogan e di cartelli grandi e piccoli inneggianti alla vita e contro la legislazione abortista vigente in Italia e altri Paesi del mondo. Tantissimi i giovani e le famiglie con bambini, a testimoniare che non di battaglia di retroguardia si tratta, ma di lotta per un avvenire e una società più giusti.
“La nostra Marcia è quella di un popolo della vita che, difendendo la vita, vuole infondere nuova vita in una società che si decompone e muore”, ha detto Virginia Coda Nunziante, portavoce dell’ evento cher è stato organizzato dall’associazione ‘Famiglia Domani’. Evento al quale è intervenuto anche il Primo Cittadino per il quale questa manifestazione ”è un segnale di grande sensibilità perché – ha detto – al Colosseo si manifesta contro la pena di morte e quindi non si può non dire ‘ no’ alla strage degli innocenti”. “Sarebbe giusto attuare la legge 194 nella parte in cui si propone di aiutare le donne a non abortire per dare una mano a chi è in difficoltà”, ha aggiunto.
Alla manifestazione anche numerosi rappresentanti di movimenti pro-life giunti da tutto il mondo, tra i quali Jeanne Monahan, presidente della March for Life di Washington, Lila Rose, considerata dall’ organizzazione abortista Planned Parenthood come la nemica numero uno, Geoffrey Strickland, di Priest for Life, Xavier Dor, medico condannato 15 volte in Francia per aver lottato contro l’aborto, Blondine Serieyx, rappresentante della Manif pour tous francese, Antony Burkhard, rappresentante di Droit de naitre, altra associazione francese impegnata nella difesa della vita e Federica Iannace Swift, dell’ irlandese Youth Defence.
La Marcia per la Vita è diventata un importante appuntamento annuale per il mondo pro-life italiano: un momento d’incontro per tutte le associazioni, gruppi, famiglie, singoli individui, un occasione per affermare il diritto alla vita. E se è vero che è una giornata di festa per la vita è anche, e soprattutto, l’occasione di esprimere la protesta contro l’uccisione di milioni di innocenti, che in Italia è stata legalizzata dalla legge 194 del 22 maggio 1978. Non è un’iniziativa “ecclesiale”, ma come tutte le altre marce di questo genere nel mondo (Washington, Parigi, Bruxelles, Madrid etc.) nasce da un’iniziativa spontanea ed autonoma di laici cattolici ai quali il diritto canonico attribuisce ampia autonomia nel campo temporale.
Ma l’appello alla difesa della vita non si rivolge solo ai cattolici, bensì a tutti coloro che riconoscono l’esistenza di una legge naturale, scritta nel cuore di ogni uomo, che proibisce l’uccisione dell’innocente. L’aborto non viola solo la morale cattolica, ma la legge naturale, valida per ogni uomo, in ogni epoca e sotto ogni latitudine. Questo spiega come la Marcia del 2012 abbia registrato la partecipazione di cittadini italiani evangelici, ortodossi e buddisti, ma anche dichiaratamente atei.
La manifestazione ha avuto come di consueto la benedizione del Santo Padre che a piazza San Pietro, dopo la recita del Regina Coeli, ha invitato i manifestanti convenuti a “mantenere viva l’attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento”.
Ma la polemica non è stata risparmiata neanche davanti a temi così sensibili, come quello dell vita, e a principi non negoziabili come il diritto di un innocente a vedere la luce del sole. Se Ignazio Marino, chirurgo trapiantologo, candidato per il Pd a sfidare Alemanno, non vi ha partecipato perché non vuole strumentalizzare politicamente un’ iniziativa giusta: “io sono per la difesa della vita in ogni suo stadio, ma non si può prendere parte alla marcia solo perché le elezioni comunali sono vicine”, ha detto dimenticando o facendo finta di non sapere che il suo antagonista, attuale sindaco, vi ha preso parte anche nella passata edizione (e quella volta indossando la fascia istituzionale), sulla manifestazione è intervenuta anche l’ Aied. L’Associazione italiana per l’educazione demografica ha lanciato un monito: “eliminando la legge non si elimina l’ aborto – ha detto Marco Puiatti, che è il presidente dell’ associazione – L’ aborto si combatte solo prevenendo le gravidanze indesiderate con la contraccezione sicura. E’ quello che l’ AIED fa da 60 anni in Italia. Chi predica contro la contraccezione, visto che l’ astinenza non funziona, di fatto promuove l’ aborto”.
Per Sel, invece, la marcia fa sì che Roma diventi “teatro di un medioevo culturale davvero stantio messo in scena dalle frange più oltranziste e oscurantiste del centrodestra della Capitale” ha sottolineato Luigi Nieri.
“Oggi il popolo della vita ha dimostrato ancora una volta che non intende rassegnarsi ai più di cinque milioni di morti causati dalla L.194/78″, ha commentato Olimpia Tarzia, presidente del Movimento PER – Politica Etica responsabilità”. Non importa quali bandiere sventolassero stamane alla Marcia per la Vita, ha detto, quanto l’impegno a mantenere un “unico obiettivo: salvare vite umane aiutando concretamente la donna ad accogliere la vita”. Sarà quindi il caso di cominciare a metttere mano a una seria riforma e riqualificazione dei consultori familiari. ” La difesa della vita viaggia di pari passo con la difesa della dignità della donna: è una battaglia di civiltà, il diritto alla vita non deve avere un colore, né religioso né politico, è il primo dei diritti umani, nei quali affondano le proprie radici gli stessi principi democratici su cui si deve fondare uno Stato laico”.
A.B.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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