Roberto Maroni e Matteo Renzi
Botta e risposta dai toni piuttosto accesi tra Roberto Maroni, presidente della Lombardia, e il premier Matteo Renzi. Oggetto della diatriba, l’Expo.
“Rischiamo di andare oltre il 30 di aprile senza aver completato le opere. Lo dico non avendo responsabilità diretta in questo, essendo la responsabilità del commissario di Governo, ma lo dico con preoccupazione, perché i tempi sono questi“, ha dichiarato il governatore lombardo visibilmente preoccupato dello stato dei lavori di allestimento della rassegna del 2015. In particolare, Maroni lamenta la lentezza del governo nell’emanare il decreto attributivo dei pieni poteri a Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione, e lo ha ha fatto capire chiaramente quando ha affermato: “Il ritardo? Stendiamo un velo pietoso. E’ passato un mese da quando il premier Matteo Renzi è venuto a Milano e siamo ancora in attesa di questi poteri. Mi dicono che venerdì ci sarà un Consiglio dei ministri che farà questo decreto, attendiamo fiduciosi“.
Pronta e alquanto stizzita la replica da Shanghai del premier: “Piuttosto che sollevare polemiche sterili, Maroni rifletta sulla responsabilità della Lombardia. L’Expo deve essere l’occasione per l’Italia per raccontare se stessa – ha proseguito Renzi– L’Italia è più grande delle cose negative che vengono dette. Dobbiamo usare l’Expo per scrivere una pagina nuova del racconto del made in Italy“.
Del medesimo tenore il commento del ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “Credo che Maroni debba star tranquillo, magari se si fosse agitato prima forse più occhi avrebbero potuto evitare di mandare Cantone dopo“.
Il ministro dell’interno, Angelino Alfano, ha rincarato ulteriormente la dose: “Non possiamo fare la brutta figura di consegnare una “vetrina” sporca o non fare proprio la vetrina. Non possiamo essere il Paese che realizza il “grandioso” risultato di consegnare opere incompiute o connotate dalla corruzione“.
La cartina di Expo 2015
Il rischio di non rispettare i tempi previsti, in realtà, è più che concreto, al di là dell’ottimismo professato dal presidente del Consiglio. Sono molte, infatti, le infrastrutture la cui data di consegna potrebbe slittare a ridosso dell’inaugurazione dell’evento, così come alcuni dei lavori sul sito espositivo. Quanto ai trasporti, per esempio, si registrano notevoli problemi per Pedemontana, le linee della metropolitana milanese archiviate (la M6), rinviate (M4) o che saranno pronte solo in parte (M5). Ma in alto mare sono anche le opere viarie Zara-Expo e Rho-Monza. Per ovviare a questi ritardi la regione Lombardia ha consegnato al governo una serie di richieste collegate ad alcune di queste infrastrutture, ancora inevase. Per quanto riguarda il sito espositivo, Expo ha già assegnato le gare più importanti e di tipo infrastrutturale. Il report del maggio scorso fissava lo stato di avanzamento a oltre l’80% per la rimozione delle interferenze e sopra al 50% per la “piastra”, ossia il canale d’acqua che percorre l’intero perimetro dell’area espositiva ma non solo. In pratica l’infrastruttura di base dell’intero sito. La “piastra” doveva essere completata entro luglio, ma già si parla di uno slittamento al 30 marzo 2015. Dopo occorrerà realizzare le aree tematiche, le aree verdi interne al sito e la collina, le tende a copertura dei due percorsi principali (“Cardo e “Decumano”), gli spazi interrati adibiti a deposito e locali tecnici su cui sorgeranno i punti ristoro, infine, i pali dell’illuminazione.
Altro nodo spinoso è l’appalto dei servizi (biglietteria, vigilanza e pulizie) per le cui gare il commissario unico, Giuseppe Sala, ha già chiesto un coinvolgimento in prima persona di Raffele Cantone. Anche per questo motivo sarà essenziale che il decreto di conferimento dei poteri venga emesso quanto prima.
Infine, resta sul tavolo il grande problema dei due appalti già aggiudicati alla Maltauro, società travolta dalle inchieste giudiziarie. Per almeno una delle due gare non sembra, al momento, possibile la rescissione del contratto.
Il grido d’allarme di Maroni non sembrerebbe, allo stato dell’arte, una “gufata”.
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