508 morti e 3.150 feriti: è questo, al momento, il bilancio del massacro prodotto dai raid israeliani nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’operazione “margine protettivo”. Ai 120 palestinesi uccisi a Sajaya si deve aggiungere il ritrovamento di 16 corpi a Khan Yunis, nel sud della Striscia, e lo sterminio di un’intera famiglia palestinese a Rafah: delle nove vittime, sette erano bambini.
13, invece, gli israeliani che hanno perso la vita, mentre è stata smentita la notizia del rapimento di un soldato israeliano da parte di miliziani di Hamas. Sarebbero stati due, poi, i tentativi d’infiltrazione nel sud d’Israele effettuati da due diversi commando di miliziani di Hamas, atraverso un tunnel. Entrambi sono stati sventati. 10 terroristi sarebbero stati uccisi. Lo rivela il portavoce militare dell’esercito israeliano. Sono ancora in corso di svolgimento perlustrazioni in tutta la zona: l’esercito ha dato disposizioni ai residenti dei kibbutz di Nir Am e Erez di restare nelle proprie case.
Intanto, sono tornate a risuonare le sirene d’allarme a Tel Aviv dove quattro razzi palestinesi sono stati intercettati dal sistema di difesa aerea Iron Dome.
Dopo le dure parole di Papa Francesco all’Angelus di ieri, è tornata a far sentire la propria voce la comunità internazionale: Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha espresso la sua “grave preoccupazione davanti al numero crescente delle vittime” del conflitto a Gaza, reiterando il suo appello per una “fine immediata delle ostilità“. In una dichiarazione letta dal presidente del Consiglio, l’ambasciatore ruandese Eugène-Richard Gasana, 15 paesi membri chiedono un “ritorno all’accordo di cessate il fuoco del novembre 2012” tra Israele e Hamas. Il Consiglio di sicurezza chiede, inoltre, “il rispetto del diritto internazionale umanitario, compresa la protezione dei civili” e sottolinea “la necessità di migliorare la situazione umanitaria” nella Striscia di Gaza. Per oggi è anche prevista una missione di John Forbes Kerry e di Ban Ki-moon a Il Cairo.
Gelida la replica del ministro della difesa israeliano Moshe’ Yaalon per il quale ”L’operazione continuera’ finche’ non sara’ riportata la calma nel sud del paese“ e non ha escluso il richiamo di altri riservisti ”se sara’ necessario”. Yaalon ha anche detto che finora sono stati colpiti piu’ di 2.700 obiettivi nella Striscia.
Domenica, all’Angelus, Bergoglio aveva esortato tutti i fedeli “a perseverare nella preghiera per le situazioni di tensione e di conflitto“, in particolare “in Medio Oriente e in Ucraina“. “Il Dio della pace – aveva detto all’Angelus – susciti in tutti un autentico desiderio di dialogo e di riconciliazione. La violenza non si vince con la violenza. La violenza si vince con la pace”. “Preghiamo in silenzio chiedendo la pace. Tutti in silenzio“. Commentando la parabola evangelica del buon grano e della zizzania, il Pontefice aveva ammonito: “Noi a volte abbiamo una gran fretta di giudicare, classificare, mettere di qua i buoni, di là i cattivi… Dio invece sa aspettare”. “Egli guarda nel ‘campo’ della vita di ogni persona con pazienza e misericordia – aveva spiegato il Papa – : vede molto meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che maturino. Dio è paziente, sa aspettare”. “Ma attenzione – ha aggiunto -: la pazienza evangelica non è indifferenza al male; non si può fare confusione tra bene e male!”.
Che qualcuno lo ascolti.
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