Gli italiani snobbano i ristoranti e trasformano la propria casa in un locale aperto a parenti, amici e anche sconosciuti. Lo studio è stato fatto dalla Camera di Commercio di Milano ma se la moda del ‘metti una sera a cena’ ha conquistato i milanesi, secondo un luogo comune piuttosto “freddini”, non ci vorrà molto perché la pratica diventi un’abitudine in tutta Italia.
Via l’apericena, banditi gli aperitivi ultra chic dove più che mangiare contano i colori del piatto (nella maggior parte dei casi anche piuttosto scarso) ed azzeccare la foto perfetta da postare sui social network. Secondo la ricerca svolta per HoMi, il salone della casa e degli stili di vita, i milanesi hanno ospiti a cena almeno una volta ogni tre settimane,spendendo circa duemila euro l’anno. Ma non lasciatevi ingannare dall’atmosfera “casalinga” dell’iniziativa. Come i migliori ristoranti sanno, nell’arte della buona tavola, nulla deve essere lasciato al caso.
Il piatto forte? L’attenzione al dettaglio. Vediamo quindi quali sono gli ingredienti per organizzare una riuscita serata in compagnia senza uscire dalle mura di casa. Che siano parenti o amici (ed è così per il 44% degli intervistati) l’importante è essere predisposti alla socializzazione e la cena a casa risulta essere “l’occasione più propizia” per entrare in contatto con gli altri. Forse anche perchè trovarsi al sicuro nella propria abitazione, in un ambiente conosciuto, aiuta chi invita a sentirsi a proprio agio, predisponendo al rilassamento, alla chiacchera e alla risata. Alla riuscita della serata concorrono ovviamente la compagnia (per il 51%) e la buona conversazione (per il 49%).
Protagonista della cena è ovviamente la qualità del cibo, fondamentale per il 51% dei milanesi. Per quasi la totalità degli intervistati (l’80%) quello che conta è l’attenzione al dettaglio, dalla preparazione della tavola, al piatto, alla tovaglia, alle candele al menù. Ecco perchè contano anche i tovaglioli coordinati e avere un servizio di bicchieri di acqua e vino all’altezza della situazione.
Benchè in fenomeno non si sia ancora diffuso capillarmente, chi vuole sperimentare questo nuovo modo di personalizzare non solo le uscite serali ma anche compleanni, feste ed occasioni particolari, come il Natale o il Capodanno, ha già a disposizione diverse opzioni.
Troviamo ad esempio piattaforme leader del social eating come Gnammo o Vizeat , che offrono agli utenti (o gnammers) esperienze speciali, come cene particolari in luoghi storici, corsi di cucina tradizionale, menù inspirati al mondo del cinema o su richiesta. Su Vizeat troviamo la categoria “Dolce vita” o “La mamma è sempre la mamma”, quelle delle location particolari e anche quella della “top pasta” o “dall’orto alla tavola”. Nel caso di un turista, si tratterebbe sicuramente di un modo diverso di scoprire i luoghi della città, i suoi sapori ma anche i suoi abitanti.
Ad invitare sono ovviamente gli adulti e poi gli anziani (i giovani che fanno da ospite sono solo il 10%). Ma anche questa tendenza potrebbe ribaltarsi. Sette ragazzi dell’Università di Bologna hanno infatti creato “BonEATo”, che intende riunire, a pagamento, giovani e studenti alla stessa tavola. “La nostra idea rappresenta il primo tentativo in Italia di realizzare un servizio di ‘social eating’ per studenti” ha spiegato il presidente dell’associazone Francesco Mondardini, 25 anni e neolaureato in Economia.
Il social eating studentesco rappresenta un’esperienza di condivisione della propria tavola di casa insieme a ospiti paganti, nella fattispecie, trattasi di altri studenti. Oltre che di un’occasione per socializzare, si tratta di una possibilità, offerta agli universitari appassionati di cucina e non, di ottenere un rimborso spese che garantisce un aiuto a sostenere le spese vive e di alloggio.
“Bologna ha subito negli ultimi anni un preoccupante processo di desocializzazione – ha continuato Mondardini – . L’ospitalità tipica emiliana ha sempre più lasciato spazio a un fioccare di piccoli gruppi sociali dalla mentalità ristretta. Noi ci proponiamo di invertire la tendenza di questo processo”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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