Fra i migranti bloccati in Grecia dopo la chiusura della rotta balcanica la crisi umanitaria è al culmine. Il Commissario UE all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha dato l’allarme su Twitter: “Gli Stati membri accettino con urgenza i ricollocamenti. È il momento di attuare”.
Nella settimana fra il 2 e il 9 marzo, scrive l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) sul suo profilo Twitter, i migranti che si sono incamminati verso l’Europa occidentale attraverso i Balcani sono “esattamente 4.455”. Secondo le stime ripetute nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio UE Donald Tusk, circa 880 mila persone hanno percorso la rotta balcanica nel 2015, 128 mila nei primi due mesi del 2016.
Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia hanno chiuso le frontiere dopo il vertice di lunedì scorso fra UE e Turchia, e Tusk ha approvato quella che ha definito “l’attuazione di parte della strategia globale europea”, la messa in pratica di una “decisione comune a 28”. Ma la chiusura di una via di comunicazione sposta la pressione sulle altre. E così si ricomincia a parlare della via adriatica, attraverso l’Albania, che porta direttamente in Italia.
Proprio oggi Tirana ha invitato una ventina di specialisti della Polizia di frontiera italiana: dal prossimo 15 marzo aiuteranno le autorità locali a sorvegliare le frontiere. Ieri il ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, aveva suggerito che l’Albania “può essere un partner strategico dell’Europa nell’affrontare la questione dei Balcani”. Alfano ha precisato che per il momento gli scafisti non hanno ripreso servizio nel canale d’Otranto, e ha annunciato che nei prossimi giorni ricambierà la visita del suo omologo albanese, Saimir Tahiri, a Roma la settimana scorsa.
Intanto arrivano nuove critiche all’accordo fra la UE e la Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan. A Bruxelles si è deciso che la Turchia riprenderà i migranti che arriveranno irregolarmente in Grecia e Bulgaria – non quelli già arrivati, come ha precisato il ministro degli Affari europei, Volkan Bozkir – e in cambio invierà nella UE una quota di profughi siriani, che provenendo da un Paese devastato dalla guerra hanno diritto d’asilo. Bozkir, però, ha avvertito che il numero dei migranti che il suo governo è disposto a riaccogliere non è nell’ordine di grandezze dei milioni, ma al massimo delle “decine di migliaia”.
Nei giorni scorsi diversi esperti di diritto internazionale hanno dato voce alla preoccupazione che la UE non possa far applicare le sue politiche d’asilo a stati terzi – preoccupa i parlamentari spagnoli. La polemica di oggi, invece, arriva dal Congresso dei deputati di Madrid, la camera bassa delle Cortes Generales. Archiviato il “no” a un governo di coalizione guidato dal segretario PSOE Pedro Sanchez, che ha tenuto banco per tutta la settimana scorsa e probabilmente si risolverà solo tornando alle urne, i deputati hanno messo ai voti l’accordo e lo hanno bocciato: 227 voti contro, 123 a favore e condanna esplicita da parte di tutti i gruppi parlamentari escluso quello del Partito popolare. Sanchez ha parlato di “accordo della vergogna” “immorale” e “illegale”. Anche il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha detto di provare “vergogna” per un’Europa che “sistematicamente non rispetta i diritti umani”.
F.M.R.