Sui controlli al Brennero l’Austria non cede. Anzi, raddoppia: il ministero dell’Interno ha deciso di costruire un centro d’identificazione e un posto di polizia anche in Carinzia, ai confini con il Friuli e la Slovenia. E così oggi ad Arnoldstein sono iniziati i sopralluoghi della delegazione arrivata apposta da Vienna. Renato Carlantoni – sindaco di Tarvisio, il comune friulano che lambisce la frontiera – ha detto che la “blindatura del confine da parte dell’Austria” è “ormai più di una preoccupazione”.
A chiarire le intenzioni del governo e del cancelliere Werner Faymann è stato il ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil, durante una riunione del partito socialdemocratico (SPO) a Innsbruck, la capitale del Tirolo austriaco. “In caso di emergenza – ha detto il ministro, secondo l’agenzia nazionale APA – dovremmo chiudere i confini”.
Vienna teme che il Tirolo si trasformi in una “grande sala d’attesa” dei migranti lungo la rotta che porta dalle coste mediterranee dell’Italia alla Germania. Il governo Faymann si è già trovato in una situazione simile con la rotta balcanica, e la ricetta che oggi propone Doskozil è la stessa usata in quel caso: “In caso estremo l’Austria potrebbe chiudere completamente il Brennero”. Anzi, il ministro immagina che la polizia di frontiera di Vienna potrebbe svolgere controlli anche in territorio italiano, con il permesso di Roma.
L’inasprimento delle condizioni necessarie per ottenere l’asilo politico in Austria è già stato deliberato, ed entrerà in vigore il primo giugno. Per tutto il 2016, Vienna ha stabilito di poter concedere asilo a 37.500 richiedenti. Ma è un numero molto inferiore al totale: sempre secondo Doskozil, ogni giorno arrivano “tra le 100 e le 150 nuove richieste di protezione”, dall’inizio dell’anno ne sono state presentate “tra 16 e 17 mila” e le autorità temono che il tetto si raggiunga già entro l’estate.
Il ministro dell’Interno, Johanna Mikl-Leitner, ha provato a stemperare i toni sostenendo che Vienna “farà di tutto per evitare misure drastiche al Brennero”. Ma ha fissato una condizione: “Dei nuovi profughi in arrivo – di “identificarli e gestirli” – dovrà occuparsi l’Italia”.
Adesso, sostiene la Mikl-Leitner, “l’impegno dovrà concentrarsi sull’integrazione di chi ha ottenuto il diritto a restare”: lo stesso obiettivo che si è posta in Germania la coalizione della Cancelliera federale Angela Merkel, che stanotte, dopo un dibattito-fiume, ha approvato un pacchetto di misure che comprende – oltre ai provvedimenti contro il terrorismo – una legge sull’integrazione dei profughi. Ma in Germania la scala del fenomeno è diversissima: i rifugiati arrivati solo nel 2015 sono più di un milione.
In ogni caso, a Roma l’iniziativa austriaca non è stata gradita. Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha detto che un’eventuale chiusura del Brennero da parte austriaca sarebbe “molto grave”, perché significherebbe “dimenticare che i problemi vanno affrontati insieme”, e “un brutto segnale per l’Europa”.
Già ieri pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha paragonato le barriere a “una zavorra”:
Abbiamo lavorato 70 anni per abbattere i muri che dividevano l’Europa: non possiamo lasciare che si rialzino, creando diffidenze e tensioni laddove, al contrario, servono coesione e fiducia.
Oggi, il suo predecessore Giorgio Napolitano ha tuonato contro la “demagogia populista” e la “ricerca di false soluzioni per problemi complessi come quello dei migranti”:
Passi indietro come la barriera al Brennero non sono degni della nostra storia comune.
Parte da tutt’altra premessa, ma arriva alle stesse conclusioni l’alpinista altoatesino Hanspeter Eisendle. “Non esistono confini invalicabili”, dice Eisendle: fermare chi è diretto in Austria e in Germania “è impossibile”. Basta “attraversare il confine a piedi attraverso le montagne, come fecero in passato i contrabbandieri”.
F.M.R.
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