Il muro al Brennero non s’ha da fare. L’Austria non costruirà la barriera promessa dal cancelliere dimissionario, Wolfgang Faymann, per contrastare un eventuale aumento dei flussi migratori dall’Italia. Lo ha annunciato oggi il ministro dell’Interno, Wolfgang Sobotka, che proprio al Brennero ha incontrato il suo omologo italiano Angelino Alfano.
Costruire la barriera non è più necessario, sostiene Sobotka. Merito dell’“impegno dimostrato in queste settimane dall’Italia” nell’“intensificare i controlli sui treni diretti in Austria”. “L’Europa deve guardare avanti”, ha commentato Alfano.
Per la verità, contro il progetto di Faymann – che nei prossimi giorni, con ogni probabilità, sarà sostituito alla guida del governo federale da Christian Kern – si erano già pronunciate le istituzioni di Bruxelles, negando all’Austria il permesso di introdurre controlli preventivi alle frontiere in deroga agli accordi di Schengen. Nei giorni scorsi, nel coro dei contrari al “muro” si sono ritrovati personaggi politici di tutti gli schieramenti: dalla presidente della Camera dei Deputati italiana Laura Boldrini, che l’aveva definito “impraticabile, velleitario e triste”, al ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che aveva invitato Vienna a sostenere piuttosto l’Italia.
Il governo Faymann era convinto che i flussi migratori, bloccati dalle chiusure degli Stati balcanici, si sarebbero spostati verso l’Italia. Ma quell’aumento non si è ancora verificato. Lo sostiene Frontex, l’agenzia UE che si occupa di controllare le frontiere esterne dell’Unione.
È vero, lo scorso aprile sono sbarcati più migranti in Italia che in Grecia: nell’ultimo mese, gli arrivi registrati nel Mediterraneo centrale sono 8370. Ma si tratta di una riduzione consistente sia rispetto al mese precedente – meno 13% rispetto a marzo – sia rispetto allo stesso mese dell’anno scorso – addirittura meno 50%.
A fare la differenza è stata la “drastica riduzione degli arrivi sulle isole greche”, commenta Fabrice Leggeri, direttore di Frontex. Gli sbarchi dello scorso aprile attraverso l’Egeo sono “ben al di sotto” dei numeri ai quali ci siamo abituati negli ultimi mesi. Sulle isole greche ad aprile sono arrivati 2700 migranti, ben il 90% in meno rispetto a marzo. Le ragioni di questo netto calo sono più d’una: innanzitutto l’entrata in vigore dell’accordo UE-Turchia, con cui Atene si è impegnata a ricollocare in Turchia i migranti irregolari che non hanno diritto a richiedere asilo, ma anche l’incremento dei controlli alle frontiere della Macedonia e degli altri Stati balcanici.
Leggeri esclude categoricamente l’ipotesi di un “significativo spostamento di migranti dalla rotta del Mediterraneo orientale” in direzione delle coste italiane. I disperati che sbarcano in Grecia sono per lo più siriani, pakistani, iracheni e afghani. In Italia, invece, arrivano più spesso gli africani. Le rotte che partono dagli Stati di maggiore emigrazione – soprattutto i più popolosi, Nigeria, Etiopia ed Egitto, ma anche Somalia ed Eritrea, devastate da guerre e povertà – convergono tutte in Libia, dove la crisi politica lascia ampi margini di manovra ai trafficanti di esseri umani e di ogni altra merce.
La rotta che porta dalla Siria all’Egitto, attraverso il deserto giordano, e da lì in Italia, è meno battuta, ma questo non vuol dire che sia inutilizzata. Solo ieri, quattro navi impegnate a pattugliare il Mediterraneo hanno raccolto circa mille migranti, molti dei quali di origini siriane. Entro oggi pomeriggio faranno tutte ritorno nei porti siciliani e calabresi. Ad Augusta è già attraccata la nave Peluso con 342 persone a bordo. A Catania sta per arrivare la Merikarhu, mentre oggi pomeriggio sono attese la Rio Segura a Palermo e la Aquarius a Crotone.
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