“Sull’immigrazione l’Italia aveva ragione e l’Europa no”. Queste le parole del premier Matteo Renzi intervenuto in Aula a Montecitorio in vista del Consiglio europeo di domani. Ora che anche Francia e Germania hanno finalmente ammesso che “il trattato di Dublino è politicamente finito”, si avverte la necessità di ripensare l’intera politica europea, in primo luogo riguardo alla lotta al terrorismo e all’immigrazione.
La risoluzione di maggioranza sulla questione è passata a Montecitorio con 303 sì, 101 no e 73 astenuti. Contro Lega e Fi, astenuti M5S.
La politica dell’Europa non sia solo “una reazione” al terrorismo. “Dall’Afghanistan alla Nigeria, esiste un blocco molto frammentato di fanatismo” – afferma il presidente del Consiglio – contro il quale una grande coalizione internazionale è assolutamente necessaria in termini di intervento culturale, aiuto allo sviluppo e lotta contro l’estremismo e gli atti di terrore”.
Per cercare di respingere un fenomeno eterogeneo e dilagante come il terrorismo dunque, l’unica possibilità è garantire un “blocco di riforme”, un piano di interventi concordato da tutte le potenze europee, in modo da agire di concerto e non lasciare pericolosi “spazi vuoti” nella rete di difesa predisposta dalla singole nazioni.
D’altra parte, continua il premier, il fallimento degli interventi europei per la pacificazione internazionali hanno dimostrato che un cambiamento non è solo possibile, ma assolutamente necessario: “Se qualcuno pensa di risolvere il problema siriano facendo dei bombardamenti, auguri e in bocca al lupo. La Libia sta lì a dimostrare che non serve”. I paesi Terzi dovranno poi “intensificare la lotta ai trafficanti di esseri umani in quanto minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale”.
L’europa ha mostrato i suoi limiti soprattutto nelle politiche d’immigrazione. “Non rivendico una scelta del governo – ha affermato Renzi – ma dico che l’Italia aveva colto la complessità del problema immigrazione e un approccio non legato all’isteria del momento ma a una visione strategica”, per esempio per quanto riguarda gli Hotspot (centri di identificazione dei migranti) che “hanno senso solo assieme alla ricollocazione e alla politica di rimpatri. I primi 19 ragazzi eritrei che hanno lasciato Lampedusa non sono 19 numeri in meno nelle statistiche ma sono l’inizio di un grande progetto politico”.
Ora, a distanza di 6 mesi dal Consiglio europeo riunito su richiesta dell’Italia dopo il naufragio e la morte di 700 persone nel Mediterraneo,“tanti nostri amici e alleati hanno cambiato posizione sulla base di singoli eventi, momenti anche emozionanti, circostanze destinate per loro natura a produrre un effetto sull’immediato”.
Nel documento presentato alla Camera, la maggioranza chiede in 7 risoluzioni, che Bruxelles consolidi questa “nuova visione gestione comune delle politiche migratorie con una ripartizione dei costi e delle responsabilità tra gli stati di primo approdo e gli altri”, applicando “una politica unica dell’asilo, con criteri standard di protezione di assistenza comuni”.
In vista delle elezioni del 2018. Anche sul fronte economico e in vista delle elezioni politiche del 2018, il presidente del Consiglio si mostra fiducioso: “Ogni giorno che l’Italia mette un tassello nel mosaico delle riforme acquista il diritto a dire che la politica economica europea di questi anni non ha funzionato».
“L’Italia è stata sempre richiamata a realizzare impegni che non manteneva – ha ricordato Renzi – ma oggi ha maggiore autorevolezza e credibilità per dire ai tavoli Ue che la politica economica di questi anni non ha prodotto i risultati sperati”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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